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Economia
Mps sull'altalena fino al 19 luglio. "Bond, vendere i subordinati"

Prepariamoci alla volatilità più spinta sul titolo Montepaschi (e di riflesso anche sugli altri titoli bancari) almeno fino al 19 luglio, quando arriverà la sentenza della Corte di giustizia europea sui salvataggi bancari. E' la convinzione che aleggia stamane nelle sale operative all'indomani del consiglio di amministrazione della banca senese che ha previsto un'accelerazione per la dismissione dei non performing loans e che genererà nell'istituto un ammanco di capitale da colmare (gli analisti finanziari stimano in 3-4 miliardi di euro).  La fotografia in Borsa dell'andamento del titolo è eloquente: apertura in calo di quasi due punti percentuali, dietrofront poco dopo in territorio positivo e accelerazione al rialzo di quasi tre punti percentuali sul newsflow positivo (si parla di cessione lampo) legato al dossier Npl (da ridurre dagli attuali 24,2 a 14,6 miliardi). Rally infine durante tutta la seduta.

Perché è importante e impatta sul destino di Mps la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea? Perché potrebbe aprire un nuovo scenario, che andrebbe a contemplare aiuti di Stato non più subordinati, come vorrebbero le nuove regole sul bail-inalla condivisione degli oneri tra azionisti, obbligazionisti e correntisti oltre i 100.000 euro. Opzione che per l'istituto senese significa azzeramento dei bond subordinati (almeno per gli investitori istituzionali). Il che, in un sistema già sconquassato dai casi Banca Etruria, Banca Marche, CariChiesti e CariFerrara, alimenterebbe a tutti i livelli l'instabilità del settore bancario italiano, già debole e che dall'inizio dell'anno ha perso oltre il 30% in Borsa (contro il 23 dell'area euro), con effetti sistemici. E ricadute in termini di consenso politico per il nuovo coinvolgimento del risparmio nella cattiva gestione di una banca. Ricadute che il premier Matteo Renzi sta facendo di tutto (spostando il focus sulle magagne tedesche) per non perdere terreno nei confronti dell'avanzata del M5S.

Al centro della causa finita sul tavolo della Corte c'è il salvataggio degli istituti di credito sloveni deciso nel 2013 da Lubiana, con un'iniezione da 3 miliardi al sistema bancario e il sacrificio dei possessori di obbligazioni subordinate. Una mossa che ha scatenato la reazione dei piccoli azionisti, che hanno fatto causa a Banca di Slovenia; la Corte Costituzionale slovena si è quindi rivolta alla Corte di giustizia Ue, chiedendo indicazioni sull'interpretazione delle disposizioni contenute nella disposizione della Commissione Ue sul sistema bancario, applicata dal primo agosto 2013.

Nelle conclusioni l'avvocato generale Nils Wahl spiega che la comunicazione della Commissione sull'applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato alle misure di sostegno alle banche "non è vincolante per gli Stati membri"; in particolare per Wahl la conversione o la riduzione del capitale ibrido e degli strumenti di debito subordinato "non è un pre-requisito essenziale per la concessione degli aiuti di Stato e non è richiesta quando determinerebbe risultati sproporzionati, spetta ai giudici nazionali verificare che, con l'esecuzione delle misure di aiuto adottate conformemente alla comunicazione sul settore bancario, sia stato rispettato il principio di proporzionalita'".

Di solito, la sentenza della Corte di giustizia dell'Ue è conforme alle conclusioni dell'avvocato generale. Il che aprirebbe la strada a una risoluzione senza scossoni sistemici per la banca toscana, da capire ancora come strutturare. Quello che appare certa invece è la cessione lampo dei 10 miliardi di euro di non performing loan da parte di Mps per corrispondere alle richieste dell'Eurotower. Secondo le indiscrezioni, la vendita dovrebbe avvenire nell'arco di poche settimane, lanciando un segnale forte al mercato e al tempo stesso sfruttando la garanzia pubblica sull'inevitabile ricapitalizzazione che si renderà necessaria. Il piano che ieri ha discusso il Cda della banca, messo nero su bianco sulla lettera inviata alla Bce in risposta alla bozza con cui Francoforte chiedeva alla banca di alleggerirsi di 9,6 miliardi di sofferenze nette entro la fine del 2018.

L'acquirente dovrebbe essere il fondo Atlante due, il nuovo veicolo gestito da Questio Sgr che dovrebbe nascere con il contributo di Cdp e Sga. L'obiettivo è quello di ripulire il più possibile l'istituto dei crediti deteriorati, in modo da espandere ulteriormente la redditività della banca, che, a quel punto, potrebbe diventare una delle più redditizie in Italia.

Nel frattempo, il consiglio dei gestori per quanto riguarda i risparmiatori è quello di stare alla larga dagli strumenti finanziari emessi dalla banca. "A tutti i miei clienti consiglio di vendere, se li hanno in portafoglio, le obbligazioni subordinate di Montepaschi", dice Massimo Gionso, consigliere delegato di Cfo Sim ad Affaritaliani.it.

 

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