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Economia
Mutui bancari, il Senato cancella la penalizzazione fiscale. Esulta la Fabi

Mutui bancari, il Senato cancella la penalizzazione fiscale. Il ruolo della Fabi

Storia a lieto fine per i bancari. A una settimana dal rinnovo del contratto collettivo del settore creditizio – che garantisce aumenti di stipendio per 435 euro medi mensili – dal Senato arriva una buona notizia. La commissione Bilancio di Palazzo Madama, infatti, ha approvato questa mattina un emendamento che cancella le penalizzazioni fiscali sui mutui concessi dagli istituti di credito ai loro addetti. Sono circa 70mila, secondo la Fabi, quelli finiti sotto la mannaia fiscale sui cosiddetti fringe benefit. La norma è stata approvata grazie al pressing della stessa Federazione autonoma bancari italiani in Parlamento. Un’azione durata quasi 10 mesi che è passata in interrogazioni alla Camera e al Senato, in aperture da parte del governo, in passi indietro e poi, oggi, nel via libera a un emendamento al decreto anticipi che cambia i parametri temporali sui conguagli Irpef. 

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Al via libera di oggi seguirà l’ok dell’aula di Palazzo Madama e poi quello della Camera dei deputati: due formalità. Dietro la correzione, come accennato, c’è la Fabi che ha dialogato a lungo con il senatore di Fratelli d’Italia, Francesco Zaffini. Un gioco di sponda efficace che ha consentito da un lato di superare perplessità politiche dall’altro di sopire le obiezioni tecnico-finanziare. La norma corretta a palazzo Madama prevedeva che per calcolare l’imponibile si dovesse confrontare l’importo dell’interesse a tasso agevolato con quello calcolato al tasso medio della Bce. E questo per ogni anno in cui era attivo il mutuo. A questo punto la differenza si divideva per due e, se la somma residua supera la soglia non imponibile stabilita dalla legge (258 euro, che diventano 3000 per chi ha figli a carico) si pagava l’Irpef su tutto il valore dell’agevolazione, non solo sull’eccedente. Una penalizzazione ingiusta ed evidente che, in alcuni casi, ha comportato tagli delle retribuzioni anche in ragione del 70-80% a inizio 2023; qualcuno si è trovato addirittura con l’ultima riga del cedolino a «zero». 

I danni complessivi ammontano a decine di milioni di euro. Ecco perché la questione era considerata fondamentale da parte della Fabi, tant’è che il segretario generale Lando Maria Sileoni l’ha messa al centro del tavolo negoziale per il rinnovo contrattuale. Poche settimane fa si è aperto un altro spiraglio e la Fabi ha trovato nel senatore Francesco Zaffini una sponda importante in Parlamento. Tant’è che all’esponente di Fratelli d’Italia oggi sono arrivati i ringraziamenti a mezzo stampa del segretario generale della Fabi: «Ringrazio tutte le forze politiche presenti in Parlamento per la sensibilità dimostrata nell’affrontare e seguire questa vicenda. Rivolgo un particolare ringraziamento al senatore Francesco Zaffini, presidente della Commissione lavoro del Senato, che è stato l’artefice di questo successo consentendo di superare ostacoli sia di natura tecnica sia di natura politica. Questa misura cancella una ingiusta penalizzazione per le lavoratrici e per i lavoratori bancari ristabilendo un principio di equità fiscale e di capacità contributiva».

Secondo la Fabi la vecchia norma sui fringe benefit produceva un’altra stortura: quella di trasformare, di fatto, un mutuo a tasso fisso in variabile. Questo è l’effetto che produce il ricalcolo annuo dell’imponibile: il tasso d’interesse rimane lo stesso, ma in dichiarazione si vanno a pagare importi sempre diversi, e imprevedibili da un anno all’altro. «Un fattore che avrebbe reso impossibile qualsiasi pianificazione familiare, perché chi stipula ad esempio un mutuo trentennale non ha idea di quanto gli costerà in termini di tasse negli anni a venire» dicono dalla Fabi.

Le pressioni del sindacato hanno portato ottimi risultati. «L’emendamento sottoposto e oggi approvato in Commissione Bilancio, a mia prima firma modifica questa normativa considerando l’attuale e futura dinamica dei tassi Bce e andrà a porre finalmente rimedio ad un evidente e pesante ingiustizia nei confronti dei dipendenti bancari» ha detto ieri Zaffini. È stato merito suo, e degli esperti della Fabi, se in queste ultime settimane sono stati perfettamente riannodati tutti i fili della vicenda. Andavano superati ostacoli di natura politica e alcuni tecnici. Tutto è andato a buon fine. Anche la retroattività della norma è stata approvata: questo vuol dire che per il 2023 non ci saranno penalizzazioni fiscali e, qualora le banche avessero già cominciato a trattenere ratei di trattenute Irpef, dovranno restituirle ai loro dipendenti.

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