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Economia
Mutui, lo spread presenta il conto. Evitare in banca i rincari autunnali
Mutuo

L’aumentare dell’incertezza circa la tenuta dei conti italiani, in concomitanza con la prossima fine del quantitative easing della Banca centrale europea, rischia di invertire questa tendenza e di sommare dunque un lieve incremento dello spread ad un sia pur modesto rialzo dell’Euribor. La musica non cambia di molto per i mutui a tasso fisso: se nel primo semestre lo spread applicato dalle banche si è via via assottigliato andando a sfiorare lo zero, a fronte di un tasso Eurirs che sulla scadenza dei 20 anni si conferma attorno all’1,40% annuo (era all’1,47% a inizio anno), nei mesi prossimi la tendenza (in essere ormai dal 2012, quando i migliori spread sui mutui a tasso variabile e fisso erano rispettivamente pari al 3,3% e al 3,6%) potrebbe interrompersi e poi invertirsi ed anche immaginando che l’Eurirs resti attorno o poco sopra i valori attuali per i prossimi 12 mesi, il fatto che già si ipotizzi un primo “ritocchino” dello 0,25% dei tassi ufficiali della Bce nel corso del 2019 (col rischio, semmai, che il ritocco sia dello 0,5% entro la fine del prossimo anno) non può che far presagire futuri rialzi degli oneri finanziari per i mutuatari.

di maio salvini ape
 

Ma l’incremento del premio per il rischio non significa solo un maggiore onere: già da qualche tempo si è notato un calo degli importi effettivamente erogati a fronte di una domanda che almeno fino a questa estate si era mantenuta vivace (grazie alle surroghe) o per lo meno stabile (per quanto riguarda le sole domande di mutui per acquisto della prima casa). Solo in giugno, ad esempio, l’importo medio erogato per i mutui prima casa era risultato pari a poco meno di 128 mila euro, in calo del 3,5% rispetto a un anno prima e ben del 9,3% rispetto a inizio 2018.

Ma a correre il rischio di pagare di più pur vedendosi restringere il credito non sono solo le famiglie italiane alle prese con mutui per la casa: finora le aziende hanno visto il tasso sui prestiti continuare a ridursi (l’ultimo dato Abi riferito a giugno parla di un tasso medio dell’1,37% annuo sui finanziamenti alle imprese, rispetto al 5,48% segnato a fine 2007, prima dell’inizio della crisi) mentre l’ammontare dei prestiti erogati è salito complessivamente, tra mutui e prestiti alle imprese, a 1.773,8 miliardi (37 miliardi in più del totale dei depositi da clientela, pari a 1.736,4 miliardi).

Draghi
 

A fronte di un canale di rifinanziamento tramite obbligazioni societarie che secondo S&P Market Intelligence da inizio anno si è già contratto fortemente (risultano emessi nuovi bond societari per 45 miliardi di euro, 20 miliardi meno rispetto allo stesso periodo del 2017), da inizio maggio ad oggi, con lo spread Btp-Bund volato appunto dall’1,22% al 2,85%, le banche sono riuscite anche grazie al sostegno della Bce a rifinanziarsi mentre le emissioni di corporate bond sono crollate ad appena 5 operazioni/3,5 miliardi (contro 23 operazioni/12,5 miliardi dello stesso periodo lo scorso anno).

Se l’autunno è usualmente un periodo “caldo” per i mercati finanziari, alle prese con le incertezze delle varie sessioni di bilancio in tutto il mondo, quest’anno in Italia rischia di essere davvero “bollente” per chi proverà a chiedere nuovi prestiti o nuovi fidi. Se vi trovate in tale necessità sarebbe forse meglio che affrettaste i tempi cercando di riuscire a firmare un contratto prima di metà ottobre, evitando di dover pagare un ulteriore scotto alla crescente incertezza economico-politica italiana.

Luca Spoldi

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