Nessun rischio mercati col voto a luglio.Tempesta se ingovernabilità post-voto
Sarà l’abitudine, sarà il buon andamento degli utili aziendali, sarà il QE della Bce, ma per ora l’ipotesi di nuove elezioni anticipate a luglio non spaventa
Di Luca Spoldi
Andrea Deugeni
Tanto tuonò che alla fine il nuovo governo politico italiano, a meno di un dietrofront di Lega e M5S nel votare la fiducia all'esecutivo neutrale del Presidente, non si farà: dopo oltre due mesi di inutili trattative, anche l’ultima possibilità, ossia dare vita a un “governo del presidente”, rischia di andare a schiantarsi in Parlamento, in vista di un ritorno alle urne che potrebbe avvenire intorno alla metà di luglio.
Mattarella nominerà un nuovo governo chiamato solo a cercare di far approvare dal Parlamento la legge di stabilità ed evitare che scattino dal primo gennaio 2019 le clausole di garanzia Ue (ossia l’aumento dell’Iva al 25%), non essendo possibile neppure pensare a metter mano alla legge elettorale in mancanza di un accordo tra Lega (che non vuole abbandonare il Centrodestra con cui è stata votata), M5S (che continua a non voler cedere ad altri la guida dell’eventuale nuovo governo) e Pd (che Renzi ha deciso di mantenere saldamente all’opposizione rispetto ad ogni ipotesi prospettata).
Votare subito anziché aspettare l’autunno è la soluzione giudicata meno traumatica a questo punto, visto che fino a settembre la Bce continuerà ad acquistare titoli di stato nell’ambito del programma di quantitative easing, cosa che ha finora contribuito a mantenere stabili sia i rendimenti sui titoli di stato italiani sia lo spread coi Bund tedeschi. Dopo tale data il sentiero potrebbe farsi molto più stretto e i mercati a reddito fisso diventare molto più nervosi.
In borsa, per contro, le trimestrali in corso di pubblicazione sia in Italia sia all’estero stanno mostrando buoni numeri e così dovrebbero farlo in estate, mentre nel secondo semestre potrebbero mostrare qualche maggiore incertezza, se non altro a causa di alcune tensioni geopolitiche di fondo, ad esempio tre Usa ed Iran, e dell’avvicinarsi delle elezioni americane di metà mandato. Sarà per questo, o sarà per il fatto che un governo che si fosse formato sulle promesse fatte nella campagna elettorale appena passato avrebbe spaventato di più che l’attuale congelamento dello “status quo”, fatto sta che per il momento Piazza Affari non sembra dare peso al perdurante stato di incertezza del quadro politico nazionale, con l’indice Ftse Mib che ha sfiorato i 24.500 punti tornando a livelli che non si vedevano dall’ottobre 2008.
Attenzione però: come sottolinea con Affaritaliani.it l’analista di IG Markets, Vincenzo Longo, finora i mercati hanno completamente prezzato l’instabilità politica che si profilava dopo i risultati del 4 marzo, mostrando una notevole pazienza fondamentalmente per tre motivi: la crescita degli utili aziendali, il mantenimento di una politica monetaria espansiva da parte della Bce e una certa assuefazione ad una incertezza politica crescente in Europa che ha allungato i tempi necessari al varo di nuovi governi, come visto anche in Grecia, Spagna, Belgio e Germania.
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