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Economia
Nike ha un CEO del mondo tech: Parker via, in arrivo Donahoe

 

Svolta storica per la Nike. Lo storico ceo Mark Parker – entrato nel gruppo Usa nel 1979 e sugli scranni di a.d. dal 2006 - si prepara ad andare in panchina, per lasciare il posto a un manager con competenze digitali: si tratta di John J. Donahoe, 59 anni, già membro del board dell’azienda di articoli sportivi dal 2014 e attualmente presidente e a.d. di ServiceNow e, soprattutto, con trascorsi importanti da eBay, che ha guidato dal 2008 al 2015.

"Questo è un momento entusiasmante per Nike, in cui vediamo la forza e lo slancio del marchio in tutto il mondo e grandi opportunità di crescita futura", ha commentato Parker, che continuerà a far parte del colosso di Beaverton (Oregon) come executive chairman.

Il passaggio del testimone avverrà il prossimo 13 gennaio 2020: "È un onore – ha detto il  futuro ceo – diventare presidente e amministratore delegato di questa straordinaria azienda e unirsi agli oltre 76mila dipendenti che si mettono al servizio degli atleti. Sono orgoglioso di essere stato in Nike, negli ultimi cinque anni, come membro del cda e non vedo l’ora di far parte del team a tempo pieno, lavorando ancora più vicino a Mark per costruire il successo e cogliere le opportunità future".

Anche se il gruppo non fa menzione al riguardo, molti osservatori sono concordi nel ritenere che il ridimensionamento di Parker sia correlato al recente scandalo di doping, sfociato nella sospensione dell’allenatore di atletica Alberto Salazar e nella chiusura, dopo 19 anni, del centro da lui diretto, il Nike Oregon Project.

Il numero uno di Nike - che ha sempre appoggiato Salazar, anche dopo l’incriminazione – è finito lui stesso nell’indagine dell’Agenzia Antidoping statunitense (Usada), perché da alcune e-mail risultò che fosse a conoscenza dell’uso sperimentale di testosterone all’interno dell’Oregon Project.

Nike negli ultimi anni è stata al centro delle polemiche anche in seguito alle accuse di alcune dipendenti, che hanno parlato di una cultura “tossica” all’interno dell’azienda, in cui le molestie sessuali e la discriminazione di genere non sono rare, con salari più bassi per le donne e meno possibilità di carriera.

Ricordiamo che circa un anno fa Nike aveva annunciato le dimissioni a sorpresa del brand president Trevor Edward, fino ad allora considerato come un potenziale successore di Mark Parker, in seguito a comportamenti che "non riflettono i valori di inclusività, rispetto ed empowerment della società".

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