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Economia
Ntv, la Borsa vale più dei lavoratori. I contratti su un binario morto

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Che sta succedendo in Ntv, l'azienda dei treni Italo fondata nel 2006 da Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e Gianni Punzo con il veicolo Mdp e che vede Banca Intesa e le Assicurazioni Generali con quote importanti del capitale? Fresca di ingresso del nuovo socio Peninsula Capital, la società dei treni Italo non sta marciando ad alta velocità verso lo sbarco in Borsa, preparandosi ad aumentare il traffico in Italia e addirittura ad esportare il proprio modello in Europa, sfruttando l'apertura dei mercati del Vecchio Continente?

C'è una forte tensione interna sui contratti di lavoro. L'agitazione dei 1.000 lavoratori che culminerà con uno sciopero il 29 gennaio nasconde qualcosa o è solo la volontà dell'azienda di non rispettare i patti assunti nel 2011 con il contratto Ntv o, come fu denominato allora, "start-up" (quello nazionale ovviamente è maggiormente oneroso e tutelante)?

Sette anni fa, per consentire al gruppo di raggiungere agevolmente il pareggio di bilancio per quella che di fatto era un'azienda unica nel settore in un mercato tutto da aprire, il gruppo non aveva aderito al contratto nazionale della mobilità, quello per intendersi a cui sottostanno le Ferrovie dello Stato per regolare le relazioni industriali, e aveva deciso di adottare un contratto aziendale valido fino al 2015, impegnandosi però con una clausola ad applicare in quell'anno il contratto nazionale collettivo della mobilità e a distribuire ai dipendenti un premio aziendale in caso di break-even o di chiusura del bilancio in positivo.

Intanto, dall'azienda "confermano quanto più volte precisato alle organizzazioni sindacali e per iscritto ai lavoratori, e cioè la propria ampia disponibilità a rinnovare il contratto collettivo di lavoro di Ntv, proponendo a riguardo un'ipotesi di agenda volta a ricercare soluzioni condivise, ferma restando comunque l'insostenibilita' di ogni diversa pretesa contrattazione". Per quanto riguarda i premi, "l'azienda ha espresso, anche in tal caso, piena disponibilita' ad erogare tutti i premi previsti dalla contrattazione Ntv e, nello specifico, ha sempre riconosciuto, nella forma e nei contenuti dovuti, sia il premio di risultato sia ogni altro diritto spettante ai propri collaboratori, nei confronti dei quali, in considerazione dell'impegno serio e concreto dagli stessi garantito, ha infatti riconosciuto il premio di risultato anche per quegli anni in cui versava in condizioni di difficolta'". Per quanto riguarda in particolare i positivi risultati attesi per il 2017, Ntv "ha confermato alle organizzazioni sindacali e ai lavoratori tutti l'intenzione di voler riconoscere un premio straordinario a fronte dell'importante contributo assicurato in questo periodo". 

Ad oggi, al termine di un turn-around completato con grande successo, i patti sono stati disattesi sia sul nuovo regime contrattuale da adottare sia sui bonus da elargire in busta paga, visto che Ntv, dopo una crisi finanziaria, una ristrutturazione del debito targata Cattaneo (nel primo mandato antecedente all'avventura in Telecom) e una ricapitalizzazione da 100 milioni solo nel 2015, si appresta a chiudere il secondo bilancio in utile (crescente) della sua storia.

E quindi? Diamo a Cesare quel che è di Cesare, si direbbe. Invece, i lavoratori, che nel pieno della crisi hanno accettato i contratti di solidarietà, si trovano, a contratto abbondantemente scaduto, nel mezzo di una snervante melina, vedendosi prospettare da quasi un anno generici "rinnovi del contratto collettivo di lavoro di Ntv" (quindi ancora quello aziendale). E, sui premi aziendali, nell'ultimo incontro di dicembre, i vertici hanno indicato ai sindacati, come assoluta novità, la volontà di legare quanto promesso e già maturato allo sbarco in Borsa. In che modo poi? E quanto già acquisito? Pare proprio un mistero. Eppure, con i conti risanati e flotta e tratte in forte espansione, la crescita del traffico è stata oltretutto ottenuta grazie ad una migliore produttività aziendale.

Che forse i manager vogliano fare i finti tonti, rimanere in una situazione di limbo e di forza contrattuale in modo da controllare il costo del lavoro (notoriamente la componente più pensante della voce costi) e guadagnare così più tempo in occasione della quotazione che dovrebbe avvenire entro il primo semestre 2018, in modo da presentare i migliori bilanci al mercato borsistico e strappare così le valutazioni più alte possibili? A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

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