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Economia
Obbligazionisti truffati ancora senza rimborsi: le parole senza fatti di Renzi

di Andrea Deugeni
e Luca Spoldi

La solita scenetta demagogica di Matteo Renzi, dove alle parole intrise di indignazione per il comportamento dei cattivissimi banchieri per le truffe ai risparmiatori, non corrispondono i fatti. In queste ore, dopo l'astuta mossa politica per non farsi infilare uin campagna elettorale dai Cinquestelle sul tema della vigilanza bancaria e della tutela dei risparmiatori, il segretario del Pd si è stracciato le vesti e ha insistito.

banca etruria ape
 

“Tra i banchieri e i mandati a vita dei governatori della Banca d'Italia e la tutela dei risparmiatori, io scelgo e seglierò sempre i risparmiatori”, ha sostenuto baldanzoso e sicuro di incontrare il favore popolare l’ex premier ieri sera dalla Gruber, a Otto e mezzo, nel difendersi dalla pioggia di critiche che gli sono piovute addosso per il blitz parlamentare della mozione anti-Visco. 

Belle parole. Sicuramente d'effetto. Ma a fatti, nell'effettiva tutela ristoratrice delle migliaia di obbligazionisti truffati negli anni dei crac bancari cha hanno sconvolto l'Italia dal Centro al Nord e che hanno provocato anche due suicidi, come stamo messi, direbbero a Roma? Renzi farebbe meglio a tacere. Vediamo perché.

Nel caso delle quattro banche “risolte” nel dicembre 2016 (Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e CariFe) gli oltre 10.500 obbligazionisti che sottoscrissero 329 milioni di euro di bond (su un totale di 786 milioni emessi dai quattro istituti), nonostante l’approvazione del decreto che avrebbe dovuto far partire i rimborsi fin dal 28 aprile scorso, ancora debbono vedere un centesimo di rimborso. E non stiamo parlando di gente che rientra nelle classifiche dei multi-milionari che annualmente Forbes, la Bibbia del capitalismo occidentale, stila. Ma piccoli risparmiatori che nelle obbligazioni di Etruria hanno investito la liquidazione e che a fine mese non sguazzano nell'oro. Quindi, il timing dei rimborsi è prezioso per far fronte a tutte le spese. 

banca popolare vicenza
 

Ad avviare la procedura per formare le commissioni incaricate di valutare le pratiche di rimborso è l’autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, ma il testo del provvedimento che fissava i criteri per formare le commissioni stesse non è mai stato trasmesso. Così la procedura si è bloccata e agli obbligazionisti non è rimasto altro che iniziare a rivolgersi all’arbitro bancario per cercare di ottenere i rimborsi.

Banche venete. Sempre parlando di tutela e difesa dei risparmiatori, cosa dovrebbero dire allora i 210 mila azionisti di BpVi e Veneto Banca, che nonostante l’intervento del fondo Atlante (che nella vicenda ha bruciato 3,5 miliardi) e successivamente di Intesa Sanpaolo, hanno visto azzerato completamente il valore dei loro titoli perdendo 11 miliardi di euro?

Pure lì non è arrivato un soldo, senza tener conto dei risparmiatori che nel gennaio del 2016 hanno dato retta a Renzi che aveva dichiarato urbi et orbi che il sistema creditizio italiano era “solido e forte” e che Mps era “risanata e investire è un affare”. Chi avesse dato retta a quell’improvvido consiglio ora non lo sta ringraziando di certo.

mps
 

Anche a calcolarlo dai minimi di quelle settimane (attorno all’equivalente di 50 euro per azione), il titolo Mps, che potrebbe tornare lunedì prossimo agli scambi ad un prezzo attorno ai 4,28-4,30 euro (rispetto ai 15,08 euro della chiusura del 22 dicembre, ultimo giorno di quotazione prima che il titolo fosse sospeso per il fallimento della ricapitalizzazione di mercato), la perdita per chi avesse seguito il “consiglio” di Renzi sarebbe attorno al 90%. Si dirà: nessuno possiede la sfera di cristallo e quindi Renzi e il governo non possono aver colpa dell’andamento delle quotazioni di un titolo. Ma invece che vantare il merito - non certo del governo - del miglioramento di una situazione, per l'ex premier sarebbe stato più saggio tacere. 

Insomma: mentre cede pure lui alla demagogia come Di Battista&soci, a occhio la tutela del pubblico risparmio, sebbene sancita dall’articolo 47, non sembra essere stata particolarmente garantita neppure da Matteo Renzi, dal governo e dal Pd.

 

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