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Economia
Occupazione e partito del Pil: tutte le agevolazioni per assumere

Pochi giorni fa l’Istat ha comunicato che, sulla base dei dati aggiornati al 31 ottobre 2018, il Pil dell’Italia è diminuito, nel 3° trimestre di quest’anno, dello 0,1 per cento. Se questo dato negativo si dovesse ripetere – come al momento sembra abbastanza probabile, se non addirittura certo – per il 4° trimestre, il nostro Paese entrerebbe ufficialmente in uno stato di recessione.

Altri indici di questa situazione di pre-crisi o di vera e propria crisi della nostra economia sono: 1) il tasso di occupazione che è del solo 58,7% – e cioè molto al di sotto della media europea – e che è caratterizzato da squilibri sempre più forti Nord-Sud, uomini- donne, anziani-giovani; 2) il tasso di disoccupazione generale salito dal 10,4 al 10,6% (contro l’8,1% dell’area Euro); 3) il tasso di disoccupazione giovanile che è del 32,5% (siamo da sempre terz’ultimi in Europa, battuti soltanto da Grecia e Spagna, mentre la Germania – e c’è chi parla di crisi per questa nazione! – è al 6,2%); 4) pericoli di licenziamento di massa (vedi Telecom, Foodora, Piaggio Aero, CMC e altre grosse imprese edili).

Proprio per cercare di scongiurare il “rischio recessione” si sono riunite ieri a Torino le rappresentanze di ben 12 associazioni imprenditoriali che, secondo alcune stime, produrrebbero complessivamente il 65/70 per cento del Pil occupando circa 13 milioni di persone. Ne è derivata un’apposita Convention pro TAV che è stata l’occasione per gran parte del mondo produttivo, imprenditoriale e datoriale – definito da alcuni come il “Partito del Pil” – di assumere una decisa posizione non solo perché si faccia la TAV ma anche perché si sblocchino finalmente altre importanti opere pubbliche, a cominciare da quelle che hanno da tempo superato le varie fasi di controllo di congruità e di legittimità.

I partecipanti alla convention e cioè le più importanti associazioni dei vari settori produttivi (edilizia, manifatturiero, commercio, artigianato, agricoltura, movimento cooperativo) hanno dichiarato di parlare in rappresentanza di oltre 3 milioni di imprese e come detto di 18 milioni di lavoratori. A conclusione dei lavori è stato sottolineato all’unanimità come le grandi opere siano essenziali per la crescita di una nazione e come nessuno sviluppo sia possibile senza la realizzazione di una tempestiva e valida rete di infrastrutture. Si tratta di un messaggio molto forte che, pur non provenendo dalla totalità del mondo imprenditoriale (mancava ad esempio FCA), non può non essere attentamente valutato e considerato dai partiti al governo, tanto più che da tempo non si raggiungeva una simile identità di posizioni e di vedute anche tra forze datoriali spesso in concorrenza tra loro.

Che ci sia ormai da troppo tempo, soprattutto per ciò che concerne le grandi opere, un vero e proprio blocco, lo dimostrano il fermo, o almeno la sospensione di fatto, di opere pubbliche per quasi 53 miliardi di euro e il NO, derivante da lungaggini decisionali, se non da veri e propri “veti ideologici”, a livello sia nazionale che locale, a iniziative come TAV, TAP, 3° Valico, Olimpiadi estive a Roma e Olimpiadi invernali a Torino. Ed è proprio da Torino che qualcosa forse si sta davvero muovendo, ma non unicamente dal basso come in Francia, con i gilet gialli, ma sia dal mondo imprenditoriale più qualificato, sia dalla piccola e media borghesia, sia da gruppi di cittadini per così dire apartitici, nonché da alcune organizzazioni sindacali. Chi tace ancora – in un silenzio davvero assordante – sono i partiti all’opposizione e in particolare il PD (o ex PD?).

L’assurdità della situazione nel suo complesso deriva dal fatto che tante di queste non-decisioni e/o rinvii non sono altro che dimostrazione di mancanza di coraggio, se non di vera e propria assenza di senso di responsabilità o di effettive capacità decisionali. E il bello è che spesso sono proprio quelli che hanno il compito di decidere (e che poi non decidono) a rimproverare la classe imprenditoriale e dirigente di mancanza di coraggio e di volontà di fare investimenti, come se fosse semplice fare investimenti in una situazione di incertezza e di sistematica corsa al rinvio!

A fronte di tutto ciò c’è però da osservare che, almeno sulla carta, chi volesse e potesse assumere nuovo personale avrebbe a disposizione una serie di incentivi economici, contributivi e fiscali di cui avvalersi per diminuire, spesso in modo anche rilevante, i “costi” di impresa e di manodopera.

Alcuni sono anche nuovi e di un certo rilievo e già contenuti nella bozza della Finanziaria 2019. Eccoli in breve sintesi: a) assunzione di apprendisti: i relativi incentivi, che dopo le modifiche introdotte dal Jobs act, riguardano anche lavoratori di media e alta qualificazione, sono da tempo in vigore ed hanno ormai natura generale e strutturale (ricordo, tra l’altro, la possibilità di assumere legittimamente anche ricorrendo a sotto-inquadramenti); b) assunzione di lavoratori disoccupati da più o meno tempo e/o fruitori di prestazioni sostitutive del reddito (indennità NASPI, CIG, ecc.); c) assunzione di persone disabili (queste agevolazioni sono spesso cumulabili con quelle dei punti a) e b); d) assunzione di lavoratori under 35, anche a tempo parziale: le relative agevolazioni, pari alla riduzione del 50% dei contributi a carico del datore di lavoro, possono arrivare fino a 36 mesi di durata; a mio avviso sono cumulabili con quelle riguardanti le persone disabili o in NASPI ma non si applicano a colf, apprendisti, lavoratori interinali e occasionali; questi incentivi riguardano sia operai che impiegati e quadri e sono già in vigore per il triennio 2018-2019-2020; e) agevolazioni IRES e IRPEF per assunzioni in organico, sia a tempo indeterminato che determinato; f) assunzione di laureati con 110 e lode a tempo indeterminato, anche parziale (con esclusione dei fuori corso e delle università telematiche): questo beneficio, valido per il periodo 1.1.18/30.6.19, può arrivare fino a 8.000 euro; g) Bonus Sud: esonero totale dalla contribuzione INPS per chi assume anche over 35 in disoccupazione da almeno 6 mesi purché residenti in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna.

Attenzione: ci sono anche specifiche agevolazioni contributive per chi assume giornalisti professionisti, pubblicisti o praticanti, esperti nei nuovi media, mentre sono ormai da tempo sospesi, per mancanza di finanziamento, gli incentivi spettanti a chi assume dirigenti disoccupati. Sottolineo che per avere ulteriori specifici chiarimenti è necessario consultare in particolare due circolari INPS, la n. 140/2011 e la n. 40/2018, ed analizzare attentamente i contenuti degli specifici decreti interministeriali Lavoro-Economia adottati in materia.

Aggiungo che tutte le agevolazioni e gli incentivi finora elencati si applicano di regola sia agli imprenditori sia ai datori di lavoro (esclusi quelli domestici) e richiamo l’attenzione sul fatto che la recente sentenza della Corte Costituzionale n. 194/2018, nel dichiarare di fatto “legittimo” un licenziamento “illegittimo ma regolarmente indennizzato”, ha indirettamente istituito un’ulteriore agevolazione: quella della certezza di poter licenziare illegittimamente uno o più lavoratori a costi predeterminabili: 2 mensilità di retribuzione, fino ad un massimo di 36, per ogni anno passato alle dipendenze di chi licenzia.

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