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Economia
Patto di stabilità, accordo lontano. L'Italia rischia stretta da 8 miliardi
Giancarlo Giorgetti

Ue ancora lontana all'accordo sul Patto di Stabilità e l'Italia rischia stretta da 8 miliardi l'anno

"Progressi sostanziali ma missione non ancora compiuta". Le parole del commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, sintetizzano la lunga notte dell'Ecofin informale in cui i ventisette ministri delle Finanze hanno cercato l'intesa sulla riforma del Patto di stabilità e crescita. I "progressi sostanziali" hanno permesso di riavvicinare l'Italia alle posizioni (già ampiamente assonanti) di Francia e Germania. Il braccio di ferro riguarda sempre il ritmo di aggiustamento del deficit che i Paesi che sforano il 3% dovranno adottare.

Vi è ormai consenso sul fatto che lo sforzo strutturale richiesto in questi casi equivalga allo 0,5% del Pil. La novità riguarda la flessibilità da concedere agli Stati in caso di aumento del costo del debito. Il punto di arrivo è una disposizione transitoria per gli anni 2025-2027 che permette di tenere conto del costo degli interessi del debito nel calcolo del parametro di rientro dal deficit.   

Berlino è disposta ad accettare la disposizione transitoria sulla flessibilità del deficit per il costo degli interessi fino al 2027, anche se Lindner ha sottolineato che la questione "lo preoccupa ancora" perché i deficit eccessivi "non dovrebbero essere relativizzati o giustificati", ma piuttosto "eliminati". Per Giorgetti è "un passo nella giusta direzione" e andrebbe reso "permanente per essere logico e coerente con la necessità di finanziare le priorità strategiche europee in termini di sicurezza, clima e digitalizzazione.

Il bilancio lo traccia il Corriere della Sera: "Lindner vorrebbe che chi è in procedura corregga i conti di circa lo 0,5% del Pil in termini «strutturali» (cioè al netto di misure una tantum e fluttuazioni dell’economia). Per l’Italia sarebbe una stretta da dieci miliardi nella manovra da scrivere a settembre prossimo, cui si aggiungerebbero circa 18 miliardi per rifinanziare gli sgravi previsti in bilancio solo per il 2024. Le Maire chiede di esentare fino al 2027 (l’anno in cui si vota per l’Eliseo) gli aumenti degli investimenti in difesa, tecnologie e ambiente, in modo da ridurre la correzione allo 0,3% del Pil. Giorgetti punta anche a escludere i costi in più da interessi sul debito. Il risultato per l’Italia sarebbe una stretta netta «strutturale» sul deficit attorno ai sette o otto miliardi all’anno fino al 2027".

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