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Economia
Pechino dimezza le tasse sull’auto. Fiat ingrana la marcia in Borsa

Pechino sta iniziando a temere l’effetto frenante esercitato sulla crescita del Prodotto interno lordo dai dazi americani sulle sue esportazioni e per questo, secondo alcune indiscrezioni rilanciate dalle principali agenzie di stampa mondiale, starebbe valutando il dimezzamento della tassa sull’acquisto delle autovetture dal 10% al 5%. Una misura che sosterrebbe un mercato che per la prima volta da dieci anni rischia di vedere il numero di immatricolazioni a fine anno registrare un calo.

Nei primi nove mesi dell’anno il mercato dell’auto in Cina è infatti cresciuto solo dello 0,6% rispetto all’analogo periodo del 2017, ma il solo mese di settembre ha registrato un brusco calo del 12% su base annua delle immatricolazioni, scese a 2,06 milioni di vetture. Sul dato ha certamente pesato l’attesa per la decisione che potrebbe assumere la National Development and Reform Commission (Ndrc, l’authority cinese per lo sviluppo economico, ndr), ma tant’è.

L’ipotesi che Pechino provi a far ripartite un mercato che negli anni è diventato il primo al mondo dopo con oltre 27 milioni di veicoli venduti lo scorso anno (contro i 20,3 milioni venduti in Europa e i 17,7 milioni venduti negli Usa) fa correre i principali titoli del settore auto in Europa e a Wall Street. A Francoforte, ad esempio, Volkswagen guadagna il 3,2% dopo aver superato il 4% di rialzo in mattinata, mentre Bmw e Daimler salgono di oltre 2 punti, al pari di Renault e Peugeot a Parigi.

A Wall Street nel frattempo General Motors segna +3% e Ford addirittura +6%, con Fiat Chrysler Automobiles che a Piazza Affari chiude in allungo dell’1,3% dopo aver guadagnato oltre il 2% per gran parte della seduta. Tra i grandi produttori occidentali, sono Volkswagen e Ford che dovrebbero trarre il maggiore vantaggio da eventuali misure di sostegno del mercato automobilistico cinese: quasi il 39% di tutti i veicoli immatricolati dal gruppo Volkswagen lo scorso anno sono stati infatti venduti in Cina (in assoluto quasi 4,2 milioni, di cui o,tre 3,1 milioni col solo marchio Volskwagen, su circa 10,9 milioni), mentre nel caso del gruppo Ford si è trattato di oltre il 18% delle immatricolazioni globali (1,2 milioni su 6,6 milioni rispettivamente).

Tra gli altri produttori, anche per Bmw (oltre 2 milioni di veicoli venduti nel 2017) e il gruppo Daimler (quasi 2,5 milioni) la Cina è ormai il principale mercato di sbocco, mentre Peugeot si è fermata a poco meno di 300 mila veicoli (più altri 130 abbondanti con Citroen), Jeep (gruppo Fca) ha superato quota 202 mila e Renault si è accontentata di poco più di 72 mila veicoli (ma il partner Nissan ha superato gli 1,1 milioni).

Nell’attesa di capire se una volta superate le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti le relazioni commerciali tra Washington e Pechino potranno tornare a distendersi, l’ipotesi di un incentivo fiscale alle vendite del settore automobilistico può offrire un supporto importante a un settore negli ultimi mesi ha pagato dazio sui listini europei, tanto che l’indice Stoxx Europe 600 Automobiles & Parts mostra tuttora una variazione a 12 mesi negativa del 20%, nonostante il +3% odierno.

Luca Spoldi

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