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Economia
Pensioni, tagliati migliaia di euro agli assegni. 21mld risparmiati sui medici

Pensioni, Spi-Cgil attacca: "Tagliati migliaia di euro". E lo Stato fa cassa coi medici

Il governo Meloni fa cassa sulle pensioni. Infatti, oltre ad essere riusciti nell’impresa clamorosa di peggiorare la legge Monti/Fornero, azzerando qualsiasi forma di flessibilità in uscita, continua a tagliare per migliaia di euro la rivalutazione delle pensioni”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione.  Secondo i calcoli del Corriere della Sera, invece, coi tagli alle pensioni dei medici lo Stato risparmierà 21 miliardi di euro: dal 2025 i professionisti potrebbero arrivare a perdere 2.700 euro lordi all’anno.

“Questo esecutivo con la legge di bilancio dello scorso anno - spiega la segretaria nazionale dello Spi Cgil Tania Scacchetti - aveva introdotto sia per il 2023 che per il 2024 un meccanismo di rivalutazione fortemente penalizzante per le pensioni con trattamenti superiori a 4 volte il trattamento minimo, pensioni di poco superiori alle 1.600 euro nette, altro che pensioni ricche. Le perdite per effetto della mancata rivalutazione - prosegue - si trascinano naturalmente negli anni e non sono più recuperabili. Nei fatti, per legge, si decide che non si possono garantire importi adeguati all'aumento del costo della vita. E lo si fa su quella parte della popolazione che ha lavorato per una vita e che sostiene il welfare di questo Paese aiutando spesso figli e nipoti”.    

Nell’analisi del dipartimento previdenza della Cgil e dello Spi, si calcolano tagli pesantissimi sulle pensioni nel biennio 2023-2024, che raggiungono 962 euro per una pensione lorda di 2.300 euro (netta 1.786), fino ad arrivare a 4.849 euro lorde per un importo di pensione lorda pari a 3.840 euro (2.735 euro nette). “Questi tagli proiettati sull’attesa di vita media - si legge nell’analisi - raggiungono importi elevatissimi, si parte da 6.673 euro netti per un pensionato con una pensione netta di 1.786 euro, fino a raggiungere 36.329 euro nette, per una pensione di 2.735 euro nette”.

“Come se questo non fosse sufficiente - aggiunge la Cgil - il Governo intende cambiare dal 2027 gli indici con cui calcolare la rivalutazione delle pensioni, sostituendo l’attuale indice di perequazione con il deflatore Pil”. Lo studio dimostra ampiamente che “questa modifica avrebbe un impatto gravissimo sulle pensioni, con una perdita mensile di 78 euro per una pensione di 1.786 euro nette e di 230 euro per una pensione di 2.735 euro nette. Dati che se proiettati sull’attesa di vita media, raggiungono importi che variano tra 18.019 euro fino a 35.051 euro di mancato guadagno”.

 

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