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Economia
Piazza Affari affonda a picco con le banche. Borse Ue in rosso

Chiusura in forte calo per le borse europee affossate dai bancari e da Wall Street che risente,a sua volta, dei dati Usa non positivi. A Londra l'Ftse 100 cede l'1,43% a 5.838,74 punti, a Parigi il Cac 40 perde l'1,33% a 4.226,96 punti, a Francoforte il Dax retrocede dell'1,53% a 9.434,82 punti. A Milano l'Ftse Mib fa registrare la performance peggiore chiudendo a -2,85% male anche Madrid a -2,39%. Wall Street contrastata dopo un avvio negativo.

Milano inanella dunque il terzo ribasso consecutivo, in un clima ancora negativo e appesantito dalla debolezza del settore bancario. L'indice Ftse Mib cede il 2,85% a 17.412 punti, All Share sul -2,74%. Piazza Affari si e' allineata al generale cedimento dei mercati europei, particolarmente marcato nel pomeriggio, quando il Ftse Mib ha toccato anche un minimo del -3,3%. Tra le cause la flessione del prezzo del petrolio e il dato in peggioramento dell'indice Pmi dei servizi a gennaio nell'Eurozona. Nessuna eco invece ha avuto l'analogo dato cinese, questa volta in crescita. A dare il tocco finale la particolare debolezza dei titoli bancari, questa volta su tutti i listini, ma con un effetto amplificato su quello milanese derivante dal maggior peso sugli indici. Diverse le sospensioni, da brividi il bilancio per alcuni titoli come Banco Popolare (-10,02%), Bper (-8,28%), Ubi (-8,99%).

"Dall'osservazione dei flussi dei fondi internazionali e dal loro posizionamento emerge un aumento delle posizioni corte sull'azionario", evidenzia Claudia Segre, board member di Assiom Forex. Commentando l'attuale situazione dei mercati l'esperta sottolinea che "c'e' una completa incertezza" sulle variabili che vanno "a determinare l'andamento del prezzo del petrolio. Si aggiunge la Cina, con gli investitori" che non sanno fare proiezioni precise "sul futuro andamento dell'economia di Pechino". Il settore piu' colpito in Italia e' quello bancario: "si stanno ancora facendo calcoli sugli eventuali impatti che potrebbe avere la bad bank, in una nuova era che vede l'applicazione del bail-in", conclude Segre.

"Continua la fase di risk-off sui mercati finanziari, come ben testimonia il movimento del Bund. Alla base di uno dei peggiori mesi di gennaio da molti anni a questa parte", afferma Aldo Martinale, Responsabile Funzioni Studi e Analisi di Banca Intermobiliare, "vi sono stati molteplici fattori, anche se in alcuni casi le preoccupazioni potrebbero essere eccessive: i timori di rallentamento dell'economia americana (seppure i dati recenti non sono stati per nulla brillanti, l'economia americana dovrebbe confermare il suo trend di modesta crescita); la frenata dell'economia cinese (su questo punto la visibilita' e' obiettivamente bassa e l'interrogativo sull'entita' del rallentamento dell'economia cinese probabilmente ci accompagnera' ancora per molto); il crollo del prezzo del petrolio (nel breve permangono le condizioni di eccesso di offerta e l'importante e' evitare un movimento disordinato che metta in forte crisi qualche produttore emergente piuttosto che i produttori di shale gas americani; al tempo stesso, va tenuto presente che nel medio termine i bassi prezzi dovrebbero favorire il riequilibrio e non vanno dimenticati gli effetti positivi del basso costo del greggio); le preoccupazioni sulla tenuta del sistema bancario italiano (per quanto la gestione delle sofferenze per definizione non possa avvenire in tempi brevi e questo continuera' a favorire la speculazione, non riteniamo vi sia un problema di tenuta del sistema bancario italiano, anche se la componente azionaria delle banche restera' molto volatile)".

"In questo contesto piuttosto confuso, in cui gli operatori fanno fatica ad individuare dei punti fermi, un ruolo fondamentale continua a essere giocato dalle Banche Centrali. Dopo le aperture di Draghi", spiega l'esperto, "l'ennesima conferma in questo senso e' arrivata la settimana scorsa dai meeting della Fed e della Bank of Japan. Non si puo' pero' trascurare il fatto che, a distanza di circa otto anni dallo scoppio della crisi, le politiche monetarie iper-espansive sono destinate a perdere di efficacia e le Banche Centrali di credibilita', tanto piu' che la Fed, considerata la fase di ciclo dell'economia americana, si trova in una posizione estremamente scomoda. Se la profondita' delle correzioni e i livelli di pessimismo raggiunti lasciano spazi per rimbalzi anche importanti, l'impressione e' che non vi siano le condizioni per la ripresa di un chiaro trend al rialzo, ma piuttosto un movimento di ampio trading range delle principali Borse, tra l'altro, con una volatilita' che e' destinata a restare elevata e comunque superiore rispetto a quella che abbiamo sperimentato negli anni passati". "In questo scenario di difficile lettura la componente core dei portafogli continua a richiedere una certa cautela sull'azionario", conclude Martinale.

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