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Economia
Piazza Affari/ Trimestrali super, ecco perché la ripresa ora ci sarà davvero

In punta di piedi, la ripresa economica sembra aver messo finalmente radici anche in Italia, almeno a giudicare dai risultati di bilancio sin qui resi pubblici dalle maggiori aziende italiane di quasi tutti i settori. Se il Pil, come ricorda l’Istat, lo scorso anno è cresciuto nel complesso dell’1% (pur confermandosi di un 7% inferiore ai livelli pre-crisi del 2008), a Piazza Affari la stagione delle trimestrali ha registrato quasi ovunque segnali più confortanti.

Fiat Chrysler Automobiles ha infatti riportato un utile netto adjusted in crescita del 47% a 2,5 miliardi di euro e un utile netto pari a 1,8 miliardi, a fronte di un Ebit adjusted (risultato operativo rettificato) è in aumento del 26% a 6,1 miliardi. Stesso risultato per Telecom Italia: 1,8 miliardi di utile netto (contro i 70 milioni di perdita ancora nel 2015), a fronte di un Ebitda (margine operativo lordo) in salita de 14,2% ad oltre 8 miliardi e di un Ebit di 3,7 miliardi (+25,6% rispetto all’esercizio 2015, ovvero +26,8% in termini organici).

E ancora: Atlantia ha chiuso il 2016 con ricavi pari a 5,48 miliardi, in aumento del 3% rispetto all’anno precedente, un Ebitda cresciuto del 5% su base omogenea a 3,38 miliardi, un Ebit a 2,32 miliardi (+5%) e un utile netto di 1,12 miliardi (+10% su base omogenea), mentre Brembo ha visto il fatturato crescere del 9,9% a circa 2,28 miliardi, l’Ebitda aumentare del 23,3% a 443,7 milioni, l’Ebit segnare +30,3% a 327,5 milioni e l’utile netto toccare i 240,6 milioni (+30,8%).

Enel dal canto suo ha segnato un risultato netto di 2,57 miliardi (+17%) e un utile netto ordinario di 3,24 miliardi (+12,3%), nonostante un calo dei ricavi del 6,7% a 70,59 miliardi (in parte legato al deconsolidamento di Slovenske Elektrarne dallo scorso luglio), ma con un Ebitda ordinario in aumento per la prima volta dal 2013 a 15,2 miliardi dai 15 miliardi dell’anno precedente.

Conti positivi, nonostante il momento difficile attraversato dal settore moda, anche per Salvatore Ferragamo, che nel 2016 ha visto ricavi per 1,44 miliardi (+1%), Ebitda stabile a 323,83 milioni (-0,2%) e un utile netto di pertinenza di 202 milioni, in crescita del 17%, mentre Moncler ha segnato 1,04 miliardi di fatturato (+18% a cambi costanti), un Ebtida adjusted di 355,1 milioni (dai 300 milioni dell’anno prima), un Ebit adjusted di 313,4 milioni (dai 264,1 del 2015) e un utile netto di 196 milioni (167,9 nell’esercizio precedente).

Leonardo, a conclusione di un turnaround problematico ma di successo, ha invece chiuso il 2016 con ricavi per circa 12 miliardi di euro, in calo di circa l’8% a causa in particolare dell’andamento del cambio euro/sterlina conseguente alla vittoria del partito pro-Brexit nel referendum britannico dello scorso giugno, ma ha visto l’utile netto ordinario raddoppiare ad oltre 500 milioni rispetto ai 253 milioni del 2015. Stmicroelectronics ha segnato ricavi netti per 6,97 miliardi di dollari (+1%), un incremento della marginalità dal 33,8% al 35,2% e un utile netto volato a 165 milioni di dollari (+58%) rispetto ai 104 milioni del 2015. Naturalmente il 2016 non ha riservato solo ed esclusivamente risultati positivi, essendosi trattato ancora di un anno di transizione fortemente influenzato da eventi quali il calo delle quotazioni petrolifere da un lato, l’esito del già ricordato referendum sulla Brexit e l’elezione di Donald Trump, piuttosto che l’emergere del problema dei crediti problematici e la richiesta di accelerazione della pulizia dei bilanci delle banche europee da parte della Bce.

Così nel settore alimentari/bevande, Campari ha sì visto salire le vendite del 4,2% a 1,73 miliardi circa (+4,7% in termini organici), ma ha dovuto incassare un calo del 5,2% dell’utile netto a 166,3 milioni ed Esselunga (che non è quotata) a sua volta ha registrato vendite sopra i 7,5 miliardi (+3,1%) ma anche un Ebit calato da 431 a 405 milioni e un utile netto in ribasso da 291 a 262 milioni anche a causa di svalutazioni immobiliari (in compenso l’Ebitda è salito da 626 a 661 milioni).

Tra i gruppi industriali, Cnh Industrial ha visto i ricavi calare del 4% a 24,9 miliardi di dollari, il risultato netto passare da un utile di 248 milioni nel 2015 ad una perdita di 249 milioni (in compenso l’utile netto adjusted è salito da 474 a 482 milioni), tra i petroliferi Eni ha visto l’Ebit adjusted quasi dimezzarsi (-48%) a 2,32 miliardi anche a causa del fermo di circa quattro mesi e mezzo della produzione in Val d’Agri, tra le società di servizi di pubblica utilità Italgas ha segnato un calo dell’1,6% del fatturato a 1,08 miliardi, un Ebitda adjusted di 688 milioni (-12%), un Ebit adjusted di soli 362 milioni (-28,9%) e un utile netto adjusted di 226 milioni (-34,5%).

Il quadro complessivo, che continua ad arricchirsi anche in questi giorni di ulteriori risultati, induce tuttavia ad un cauto ottimismo, tanto che nonostante periodiche prese di profitto legate a singoli timori su tassi, mutamenti della politica monetaria o rischi geopolitici, il risultato dell’indice Ftse Mib da inizio anno segna ad oggi +4,63% a conferma che la stagione delle trimestrali in corso ha riservato più sorprese positive che negative. Un buon viatico per il proseguo di un anno che, anche secondo la Bce, dovrebbe mostrare un graduale rafforzamento della ripresa in corso in tutta Europa, Italia compresa.

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