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Economia
Piazza Affari, stipendi più ricchi nel 2017: ecco quanto guadagnano i manager
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Nel 2017, anno di performance borsistiche positive, si registra un aumento nelle remunerazioni degliamministratori delegati. La remunerazione fissa assegnata agli ad nel corso dell'anno scorso ha evidenziato stabilità rispetto all'anno precedente con riferimento alla fascia centrale del mercato: alcontrario sono cresciuti percentualmente i valori dei compensi fissiper il primo (+6%) e terzo quartile di mercato (+4%). Un amministratore delegato nel 2017 ha percepito, mediamente tra 945.000 e 1.460.000 euro di retribuzione fissa. E' quanto emerge da uno studio di Mercer, società leader a livello globale nella consulenzadirezionale e per organizzazione, gestione e sviluppo del capitaleumano.

Nel 2017, in cui l'indice Ftse Mib ha fatto segnare una crescita pari ad oltre l'11%, spiega Marco Valerio Morelli, ad di Mercer Italia, "lanostra ricerca ha mostrato il riflettersi di questo risultato positivo sull'erogazione di compensi ed incentivi adottata dalle società che nefanno parte. Le performance borsistiche delle società del campionesono state positive, così come altri indicatori economici, finanziarie gestionali sono migliorati rispetto all'anno precedente. Di conseguenza si è rafforzato il legame tra i compensi degli amministratori esecutivi e la creazione di valore. A fronte di una crescita di capitalizzazione, della possibilità di liquidare dividendi, di un contesto di ripresa economica e di un migliorato valore del pil, le società scelgono di premiare la buona gestione", sottolinea.

In particolare tra le aziende che hanno rinnovato il proprio CdA durante il 2017, rileva, "metà ha scelto di assicurare un aumento delle remunerazioni fisse ai nuovi amministratori, per un valore medio pari al 24%. A mio parere sia analizzando il dato di quest'anno che la tendenza emersa nelle sei edizioni della nostra ricerca, si segnala un buon allineamento, un migliorato livello di Pay for Performance in linea con le migliori pratiche internazionali".

Sempre in materia di buone prassi che dai Paesi anglosassoni si vanno diffondendo all'Italia, aggiunge Morelli, "mi piace rilevare che oltre la metà (52%) delle aziende del campione chepropongono piani di incentivazione a breve termine prevede obiettivinon solo economico-finanziari ma legati anche a indicatori disostenibilità, CSR, ESG, 'people empowerment', quindi orientamento alcliente interno, oltre che esterno".

La parola chiave del 2017, spiega ancora Morelli, "in riferimento all'incentivazione variabile, a mio avviso, è differimento. Il 21%delle società industriali facenti parte dell'indice, nel settorebancario questa prassi era già diffusa poiché dettata da richiesteregolamentari, ha scelto di differire la liquidazione di parte delbonus di breve termine. Osserviamo una sempre maggior diffusione diquesto tipo di meccanismi anche da parte delle aziende nonfinanziarie, in allineamento con best practice europee in particolareanglosassoni, in ottica di retention e allineamento a orizzontitemporali più lunghi, ancora una volta in coerenza con un approccio, amio parere positivo, di sostenibilità del business nel tempo",aggiunge Morelli.

Le aziende che nel 2017 hanno effettivamente pagato una retribuzionevariabile annuale sono state la quasi totalità del campione.Contrariamente a quanto registrato nel precedente anno, infatti,l'incentivazione variabile di breve termine (STI) per il 2017 risultaessere in forte crescita. L'incentivo di breve termine erogato ècresciuto soprattutto nei valori di mediana (+34%) e terzo quartile(+29%), mentre il primo quartile è sostanzialmente stabile (-5%). Invalori assoluti il valore mediano dell'incentivo di breve termineerogato nel 2017 è il più alto dal 2012.

La diffusione dell'utilizzo dei piani di incentivazionea lungo termine è ormai molto larga: quest'anno il 90% delle aziendeanalizzate offre almeno un piano di incentivazione a lungo termine. Untrend di crescita a doppia cifra - erano l'81% nella scorsa edizioneed il 71% l'anno precedente. Si conferma inoltre l'adozione distrumenti equity quale principale veicolo di incentivazione a lungotermine.

Tra le aziende che prevedono la figura del Presidente Esecutivo (13aziende), che non ricopre anche il ruolo di Amministratore Delegato,soltanto due prevedono l'erogazione di un variabile. Nel 2017l'emolumento per i membri del CdA risulta leggermente in crescitarispetto al 2016, nell'intorno di 57.000 euro all'anno a persona. Icompensi assegnati al Collegio Sindacale e ai comitati interni al CdArisultano sostanzialmente stabili rispetto al 2016. Al contrario, ilComitato di Remunerazione vede un significativo incremento (+50%) deicompensi del Presidente e dei membri (+ 33%).

I Consigli di Amministrazione delle aziende del campione sono compostimediamente al 33% da donne; il dato è in costante crescita rispetto al32% del 2016, 29% del 2015 ed al 23% del 2014, anche grazieall'effetto positivo della diversity nei Board voluta in risposta allesollecitazioni della legge e alla moral suasion dei vari codici diautodisciplina. Ancora limitatissima la presenza di donne tra gliEsecutivi: sono soltanto 4 le donne con ruoli esecutivi all'internodei CdA (5% del campione degli Amministratori Esecutivi).

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