Pil, la peggiore frenata dal '90. Il conto di Trump alla Cina di Xi
Ecco come Pechino vuole risolvere la guerra dei dazi
La crescita più bassa degli ultimi 30 anni. La Cina rallenta lievemente al 6,4% di craumento del Pil nel quarto trimestre del 2018, contro il 6,5% del terzo trimestre, segnando una crescita del 6,6% per l'anno scorso, al tasso di espansione più basso dal 1990. Lo rivelano gli ultimi dati diffusi oggi dall'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino.
Su base congiunturale, la crescita degli ultimi tre mesi dello scorso anno è stata dell'1,5% contro l'1,6% del periodo compreso tra luglio e settembre. I dati dell'ultimo trimestre del 2018 sono ai minimi dal 2009 e risentono della disputa tariffaria in corso con gli Stati Uniti, ma risultano in linea con le attese: per il 2019 non è da escludere uno scenario di ulteriore rallentamento, che potrebbe portare Pechino ad annunciare un obiettivo di crescita compreso tra il 6% e il 6,5% per l'anno in corso.
Per prevenire una frenata dell'economia, il governo ha annunciato settimana scorsa nuove misure di stimolo, a cominciare da un taglio delle tasse "su scala piu' ampia". Il lieve rallentamento annunciato oggi giunge dopo le preoccupazioni scaturite dagli ultimi segnali di indebolimento dell'economia, tra cui una marcata contrazione nelle esportazioni e nelle importazioni per il mese di dicembre, che aveva fatto temere per un rallentamento piu' pronunciato del previsto.
Un segnale di ammorbidimento della domanda interna era arrivato anche dal settore automobilistico, che lo scorso anno ha segnato una contrazione delle vendite in Cina, prima volta dagli anni Novanta. Tra i fattori positivi elencati oggi, c'e' un'accelerazione della produzione industriale per il mese scorso, con una crescita del 5,7% rispetto allo stesso mese del 2017, al di sopra di un'aspettativa del 5,3% e superiore al 5,4% di novembre.
Nel 2018, l'espansione e' stata del 6,2%, contro una crescita del 6,6% nel 2017. Al tasso di crescita piu' basso dal 1996, e lievemente al di sotto delle aspettative, e' invece il dato degli investimenti fissi per il 2018, al 5,9%, contro un'attesa del 6%, mentre le vendite al dettaglio sono cresciute dell'8,2% a dicembre, poco al di sopra del dato di novembre (+8,1%) ma rimanendo vicine ai minimi da oltre quindici anni. Il direttore dell'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, Ning Jizhe, ha definito "ragionevole" il dato della crescita del 2018, in linea con l'obiettivo fissato dal governo a marzo scorso di una crescita attorno al 6,5%, anche se l'economia ha risentito di pressioni al ribasso e di un "complicato" scenario internazionale per effetto del protezionismo commerciale e dell'unilateralismo.
Venerdi' scorso, l'Ufficio Nazionale di Statistica aveva pubblicato la revisione al ribasso del dato di crescita per il 2017, portandola al 6,8% dal 6,9% annunciato a inizio 2018. "Le incertezze globali hanno avuto un impatto sull'economia globale e su quella interna, impegnata in un processo di trasformazione", ha aggiunto Ning in conferenza stampa, aggiungendo che la Cina confida di "mantenere una crescita stabile e in una forbice ragionevole per il 2019".
Come uscire dal contesto economico difficile che ha fatto rallentare l'economia del Dragone? Oltre alla sforbiciata alle tasse, Pechino ha annunciato la costruzione di altre grandi opere pubbliche, in particolare linee ferroviarie e la disputa commerciale con gli Stati Uniti di Donald Trump è in via di risoluzione.
Secondo le indiscrezioni arrivate dall'ultimo round di negoziati, la Cina ha proposto agli Stati Uniti di comprare beni Made in Usa per oltre mille miliardi di dollari nell'arco di sei anni. Così facendo, Pechino punterebbe ad azzerare il suo avanzo commerciale su Washington entro il 2024. Ora l'attenzione si sposta sul prossimi incontri previsti a fine mese a Washington.
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