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Economia
Pil,sui mercati il tema del rallenty.I segnali che arrivano da Cina, Ue ed Usa

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Sui mercati finanziari torna prepotentemente il tema del rallentamento dell’economia mondiale. Economia in frenata significa meno utili per le aziende quotate e valutazioni più care del prezzo delle azioni. Così le Borse globali, in balia delle trattative fra Stati Uniti e Cina sulla questione dei dazi e preoccupate già ieri per il taglio delle stime di crescita di Eurolandia per il 2019 da parte della Bce, stanno tirando il freno a mano.

Donald trump cina ape
 

Stamattina hanno iniziato le piazze cinesi in un mercato già inquieto per una soluzione dei tavoli sulle questioni commerciali fra Trump e Xi Jinping non dietro l’angolo e il ricorso legale di Huawei contro il governo Usa per la messa al bando dei suoi prodotti (che arriva come un macigno nel dialogo per la risoluzione delle tensioni commerciali) ad andare pesantemente in rosso.

I listini del Colosso d’Oriente sono stati depressi dal crollo delle esportazioni cinesi a febbraio: il surplus commerciale è sceso da 39,2 a 4,2 miliardi di dollari, sia per il calo dell’import che segna una corsa più lenta del Dragone (Pechino ha appena fatto sapere che la crescita del Pil sarà compresa fra un più modesto 6% e il 6,5%) sia per il crollo del 20,7% dell’export a 135,24 miliardi.

Volkswagen auto truccate ape (1)
 

Poi è stata la volta delle Borse europee dove gli investitori, preso atto delle parole del presidente della Bce Mario Draghi, hanno registrato prima il pessimo dato sugli ordinativi tedeschi a gennaio (crollati del 2,6% rispetto al mese precedente e del 3,9% rispetto all'anno precedente), poi il peggioramento della bilancia commerciale francese (il risultato deriva da un calo dell'export del'1% a a 42,5 miliardi, mentre le importazioni salgono dello 0,4% a 467 miliardi) e il calo annuale della produzione industriale italiana a gennaio.

Il motivo è quello che ha citato ieri anche Draghi durante la sua conferenza stampa al termine della riunione del Consiglio direttivo della Bce: il mercato dell'automotive tedesco, cuore pulsante della produzione industriale teutonica ed europea, frena e richiede quindi meno componentistica alle vicine industrie fornitrici di Italia e Francia, facendone calare output e fatturati futuri

jerome powell
 

Subito dopo il giro di boa e prima della campanella di Wall Street (poi in rosso) è arrivato il dato sui nuovi occupati americani (20 mila in più), inferiori alle stime di 180 mila nuove assunzioni e al minimo dal settembre del 2017 a ricordare agli operatori finaziari che le prime tre aree economiche del mondo perdono slancio. Un numero che ha impresso un ulteriore colpo di freno ai principali listini del Vecchio Continente e fatto schizzare al 20% le probabilità che la Federal Reserve, che ha rallentato la sua stretta monetaria, inverta addirittura la marcia tagliando i tassi nell'anno in corso.

petrolio ape
 

Stando ai future sui Fed Funds, infatti, le chance di almeno un taglio del costo del denaro entro fine anno al momento viaggiano al 20% contro il 14% di ieri. Economia in frenata vuol dire anche meno richieste di barili di petrolio, in particolare da parte della Cina: per ora Pechino continua a importare greggio per più di 10 milioni di barili al giorno, ma un rallentamento del Pil potrebbe avere un impatto negativo sulla domanda di carburante, finendo per mettere sotto i prezzi.

E così sul mercato delle commodity anche il prezzo del petrolio ha subito un brusco ribasso. I future del Wti ad aprile calano del 3,30% a 54,78 dollari a barile, mentre quelli a maggio del 3,31% a 55,14 dollari. Ribassi analoghi per il Brent: i future a maggio scendono del 3,09% a 64,25 dollari al barile.

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