Pioneer, Aberdeen si ritira.300 milioni di dividendo straordinario per Mustier
Unicredit, il gruppo scozzese del risparmio gestito Aberdeen rinuncia alla gara di acquisto di Pioneer: 3,5 miliardi per il closing troppo cari
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Il gioco si fa duro su Pioneer e cominciano a mollare i primi pretendenti del risparmio gestito, un'operazione che oltre a fruttare 3,5 miliardi per UniCredit per la vendita della singola controllata potrebbe portare in cassa anche altri 300 milioni di euro di dividendo straordinario prima del closing. Abardeen Asset Management, gruppo scozzese del risparmio gestito all 44° posto della classifica degli asset manager di Willis Tower Watson (con 430 miliardi di dollari di masse gestite), ha fatto un passo indietro nella partita Pioneer perchè il prezzo per l'acquisto del gruppo di risparmio gestito di UniCredit rischia di essere troppo alto, nell'ordine del 3,5 miliardi di euro.
"Eravamo entrati nella seconda fase ma ci siamo ritirati" ha affermato il Ceo del fondo, Martin Gilbert interpellato da Bloomberg a Dubai. "Non potevamo permetterci i 3,5 miliardi verso i quali si va", ha spiegato il manager. "Spero che troveremo qualcos'altro, ma al momento non c'è nulla", ha concluso riguardo a possibili altre operazioni. I rumors sulla defezione di Aberdeen erano circolati nei giorni scorsi, ma le indiscrezioni riferivano soltanto che Aberdeen non volesse soltanto più correre da sola e pensasse invece ad aggregarsi alla cordata italiana, accordo che evidentemente con Caio e soci non è stato trovato. Ora la battaglia si fa dura, con UniCredit che cercherà di spuntare il massimo dalla vendita dell'asset in vista della strategic review che il Ceo Jean Pierre Mustier sta portando avanti e per limitare l'esborso dei soci nell'aumento di capitale. Ammontare che verrà comunicato al mercato il 13 dicembre.
I due gruppi in pole per aggiudicarsi Pioneer sono il consorzio italiano formato da Poste, Anima e Cdp che dovrà fronteggiare il temibile colosso europeo (di bandiera francese al 16° posto del ranking mondiale con oltre 985 miliardi di masse gestite) del risparmio gestito Amundi. Secondo i rumors, le offerte arrivate sul tavolo degli advisor la scorsa settimana però sono quattro. Oltre alla cordata tricolore e ai francesi di Amundi, si sono mossi anche gli australiani di Macquarie e Ameriprise Financial, attraverso la controllata Threadneedle asset management.
"Se non sarà Pioneer sarà qualcos'altro", sembra mettere intanto le mani avanti Luisa Todini, presidente di Poste Italiane, a margine della presentazione dei 44 progetti sostenuti nel sociale, a chi gli chiedeva dei progressi nell'ambito della gara per l'acquisto di Pioneer da Unicredit. Parole che indicano come per Poste riuscire a portare a casa il deal contro Amundi non sia affatto semplice. Ma per Poste la diversificazione è una strada obbligata e il risparmio gestito una voce importante del conto economico. "Per noi il gestito fa già parte di un binario tracciato, è un settore che ci interessa. Sono gli italiani che ce lo chiedono e noi trasformiamo i loro bisogni in realtà", ha aggiunto infatti la Todini. Alla domanda se l'alleanza messa in piedi con Anima sopravviverà anche in caso di esito negativo della gara per Pioneer, Todini ha risposto "questa è già definita".
Il closing e l'ammontare della vendita saranno comunicati al mercato da qui al 13 dicembre quando Mustier alzerà il velo su tutto il piano di rafforzamento patrimoniale che secondo alcune indiscrezioni potrebbe essere superiore ai 10 miliardi ipotizzati all'inizio da alcuni analisti. Quello che è emerso nelle ultime ore in merito all'operazione Pioneer è che il Ceo di UniCredit, oltre all'assegno per la vendita della controllata nell'asset management, potrebbe anche staccare un dividendo straordinario di 300 milioni.
Intanto, il Financial Stability Board ha rinnovato la lista delle banche di rilevanza sistemica globale, 30 istituti, tra cui l'unica italiana è UniCredit, che per dimensioni e ramificazioni internazionali richiedono particolari cautele supplementari. La lista 2016, ha precisato il Fsb con una nota, ricalca quella dello scorso anno ed è stata stilata in consultazione con il Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria. I dati di bilancio presi in considerazione sono stati quelli che risultavano a fine 2015.
Le maggiori cautele richieste alle global systemically important banks (G-SIBs), hanno riguardato innanzitutto i requisiti patrimoniali prudenziali. Le banche sono state suddivise in 5 fasce, a seconda della loro rilevanza globale con i relativi requisiti aggiuntivi che vanno a salire. Il gruppo di Piazza Gae Aulenti è stato collocato nella fascia 1, la più bassa dove basta un surplus dell'1% e dove vengono classificate il maggior numero di banche.
Nella fascia 5, la più elevata, non compare alcuna banca, nella fascia 4 compaiono Citigroup e JP Morgan Chase; nella fascia 3 Bank of America, Bnp Paribas, Deutsche Bank e Hsbc. La fascia 4 annovera Barclays, Credit Suisse, Goldman Sachs, Industrial and Commercial Bank of China Limited, Mitsubishi UFJ FG, e Wells Fargo.
Infine, la fascia 5, oltre a UniCredit conta Agricultural Bank of China, Bank of China, Bank of New York Mellon, China Construction Bank, Groupe BPCE, Groupe Crédit Agricole, ING Bank, Mizuho FG, Morgan Stanley, Nordea, Royal Bank of Scotland, Santander, Société Générale, Standard Chartered, State Street, Sumitomo Mitsui FG e UBS.