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Economia
Le banche e Bruxelles affossano le Pmi

Cosa vogliono le PMI europee

Rappresentano soltanto il 2% delle imprese europee, ma realizzano quasi un terzo del fatturato complessivo. E, in un'Europa il cui tasso di sviluppo si è fermato nel 2015 all'1,8%, sono cresciute del 16,5%. Ma non è tutto: un quinto di loro ha aumentato il fatturato di oltre il 30%. Sono le 75 mila Pmi, definite come le imprese che annoverano tra 50 e 500 dipendenti e contano un fatturato tra 3 e 130 milioni di euro. 
Una ricerca Coleman Parkes Research / Ricoh ha mostrato che per le Piccole e medie imprese europee le cose potrebbero andare ancora meglio: potrebbero complessivamente fatturare altri 433 milioni di euro. Ma sono frenate dalla difficoltà di reperire risorse finanziarie e dal limitato supporto che ricevono dalla Ue (vedere Affaritaliani del 18 settembre 2016). In pratica, istituti creditizi e Unione europea preferiscono aiutare colossi già consolidati o start up, soprattutto giovanili. 
La ricerca Coleman Parkes Research / Ricoh ha sviluppato un ulteriore approfondimento, chiedendo a un campione di dirigenti delle 75 mila Pmi europee, quali siano le loro priorità di business per i prossimi 2 anni. 
Sono emersi 5 obiettivi principali.

Sviluppo di nuovi prodotti e servizi.
Soprattutto nei mercati in crescita, le Pmi stanno cercando soluzioni innovative per allargare il proprio portfolio di prodotti e servizi. In Russia, ad esempio, il 51% delle aziende del campione ha identificato questo punto come assoluta priorità. Percentuale che in Italia scende al 42%. 
Per un quarto del campione, l’adozione di tecnologie digitali è stata decisiva per generare nuove opportunità di fatturato e per ampliare la propria quota di mercato.  Purtroppo, come è emerso nella prima parte della ricerca,  spesso queste aziende non hanno né le risorse finanziarie necessarie per investire in innovazione tecnologica né le competenze per gestirne l’adozione.

Gestione della crescita. 
Nonostante lo scarso supporto da parte delle banche e dell'Unione europea, nei prossimi due anni diverse Pmi vedranno un sostenuto aumento del proprio business. In Francia (per il 34% del campione), Italia (30%) e Regno Unito (30%) una sfida sarà costituita dalla capacità di gestire questa crescita, con l'abbandono delle procedure tipiche delle imprese a dimensione limitata. Le Pmi si troveranno nella necessità di implementare processi e strutture formalizzate, oltre che sistemi di governance. Dallo studio risulta che il 38% delle medie aziende europee sta pianificando di quotarsi in Borsa, mentre il 21% intende attuare operazioni di merger and acquisition. 

Innovazione dei processi e utilizzo di tecnologie per guadagnare vantaggio competitivo. 
Le Pmi europee conoscono bene l'importanza dell’ottimizzazione dei processi (aspetto indicato dal 42% del campione italiano). Non poche imprese, però stanno incontrando difficoltà in questo percorso. Oltre i tre quarti sostengono che per rimanere competitivi sia necessario innovare i processi utilizzando la tecnologia. Ancora una volta un grave vincolo (per il 27% del campione) è rappresentato dalla difficoltà nell’ottenere finanziamenti. 
Anche in questo punto la ricerca sottolinea l'importanza dell'innovazione digitale. Tra i vantaggi ottenuti dalle aziende italiane intervistate che hanno già implementato tecnologie per la digital transformation vi sono: miglioramento del servizio ai clienti (indicato dal 38% del campione italiano), riduzione dei costi (38%) e ottimizzazione delle comunicazioni con i clienti (37%).  


Miglioramento della produttività dei dipendenti.
Circa un quarto delle Pmi del campione fatica a reclutare giovani talenti (punto indicato dal 24% delle aziende italiane, contro una media europea del 27%). Le espoir prediligono infatti la solidità dei grandi gruppi. O, se amano il rischio, preferiscono giocarsi il tutto per tutto in una stat up. Il 58% degli intervistati dà la colpa anche al fatto che non vengono messe a disposizione delle new entry tecnologie digitali all’avanguardia, elemento ritenuto fondamentale dagli under 40enni. Le Pmi si trovano quindi nella necessità di disporre di soluzioni che consentano  di svolgere al meglio il proprio lavoro. Quasi un terzo del campione ha citato proprio l’aumento della produttività del personale come uno dei vantaggi ottenuti grazie alle tecnologie digitali. 

Innovazione tecnologica per trasformare il business.

Per oltre un quarto degli intervistati, la trasformazione digitale costituisce una delle priorità per il biennio 2017/18. Ma, come si è visto, l’innovazione tecnologica è considerata una sfida a causa della mancanza di finanziamenti. Le Pmi dovrebbero mantenere una visione ampia dell’Information communication technology invece di focalizzarsi su singole problematiche e applicazioni. Comprendere in che modo intraprendere questo percorso di cambiamento verso la trasformazione digitale può non essere semplice: la maggioranza delle imprese intervistate è convinta dell'opportunità di collaborare con partner e vendor fidati è un must.

 

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pmi





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