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Economia
PopBari, veleni Renzi-D'Alema. La verità sul prossimo crac bancario

La crisi bancaria fa la sua comparsa nell’arena politica Dem: nel corso della direzione Pd conclusasi ieri l’ex premier e segretario nazionale del Pd Matteo Renzi ha dichiarato di non vedere l’ora che parta la commissione d’inchiesta bicamerale sulle banche di cui il Senato inizierà a discutere da giovedì. Finora, ha notato Renzi, “è sembrato per mesi che il problema fosse soltanto di due-tre “banchette toscane”, ma sarà interessante discutere di Banca popolare di Vicenza e delle banche pugliesi”, in particolare “della Banca popolare di Bari e di Banca 121” (l’ex Banca del Salento, poi assorbita da Mps).

L’istituto pugliese torna così sotto i riflettori, proprio mentre la banca che fa capo alla famiglia Jacobini, come del resto la Banca popolare di Sondrio (quotato, a differenza di Banca popolare di Bari), attende le decisione della Corte costituzionale riguardo ai limiti per l’esercizio del diritto di recesso. La polemica politica aggiunge dunque ulteriore “pepe” alla vicenda relativa all’istituto pugliese, chiamato ancora nel 2014 ad agire da “cavaliere bianco” per Banca Tercas e per la controllata di questa, Banca Caripe, un salvataggio costato 475 milioni di perdite (ridotte a 296,7 milioni grazie ad alcune partite fiscali positive) nel bilancio 2015 della popolare barese approvato nell’aprile dello scorso anno. In quella stessa sede i soci accettarono, non senza qualche mugugno, di tagliare del 21% il valore nominale delle azioni, da 9,53 a 7,50 euro, ma il rischio è, come già accaduto per le popolari venete, che il reale valore possa essere ancora più basso.

Di quanto? Se il bilancio 2015 è, come la legge impone debba essere, veritiero, intellegibile e corretto, il patrimonio netto dell'istituto 14 mesi or sono era pari a 1.063 milioni di euro, a fronte di un capitale sociale rappresentato da 156.862.936 azioni. Il “book value” dell’istituto avrebbe risultava pertanto pari a 6,78 euro.

La Banca popolare di Sondrio, ai 3,28 euro circa attuali, quota 0,5779 volte il book value: se l’istituto pugliese decidesse mai di quotarsi, dando la possibilità a tutti i suoi azionisti presenti e futuri di acquistare e cedere liberamente i titoli sul mercato senza limitazioni di sorta, il prezzo potrebbe dunque calare attorno a 4,05-4,10 euro.

Renzi tuttavia sembra alludere alla vicinanza che sia le banche popolari venete sia quelle pugliesi hanno sempre mostrato rispetto ad esponenti politici locali e nazionali: le “discussioni” della futura commissione d’inchiesta potrebbero far emergere ulteriori difficoltà che la politica ha finora fatto finta di non vedere?

(Segue...)

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