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Economia
Poste, Caio vuole chiudere anche su Sia. I piani di diversificazione

 

L'obiettivo è quello di mantenere alta la redditività (+32% l'utile operativo nel semestre a 843 milioni di euro) affiancando al business tradizionale postale e a quello del risparmio gestito, dove se andrà a segno l'operazione Pioneer Poste diventerà il terzo operatore del mercato (dietro a Generali e a Intesa Sanpaolo), quello profittevole dei sistemi di pagamento. Un comparto in pieno risiko finanziario dove l'ultimo colpo è stato messo a segno dai fondi americani su Setefi e dalla stessa Sia sulla società di UniCredit (Ubis) che si occupa della gestione dei pagamenti con carte di credito. 

Messa già nel mirino nella prima parte di quest'anno, oltre ad essere vicino al formalizzare il proprio interesse per la fabbrica dei fondi che Jean Pierre Mustier vuole valorizzare, pare che Poste Italiane sia molto vicina anche ad acquistare Sia, la Società interbancaria per l’automazione, gruppo italiano leader nelle reti di pagamento in Europa, prima controllata dalle banche tricolori e finita a dicembre 2013, dopo aver corso anche il rischio di passare a un gruppo francese (il deal fu stoppato dalla Banca d’Italia che considerava strategico il sistema dei pagamenti interbancari) nella galassia Cdp (tramite il Fondo strategico italiano che ha il 42,3% e che la governa insieme a F2i, al 10,3%, e a Orizzonte Sgr, al 6,6%).

Sia, per intendersi, è la società che gestisce la piattaforma Step 2 su cui passano tutti i bonifici e pagamenti Sepa dell'area euro e ha tra i clienti le prestigiose commesse della Bce, della Bundesbank e della banca centrale della Nuova Zelanda. Il gruppo, infatti, è molto attivo oltre confine, operazioni messe a segno nel corso del 2016. L’8 febbraio, in partnership con Colt, ha siglato un importantissimo accordo con l'Eurotower per il collegamento a T2s, la nuova piattaforma unica europea per il regolamento delle transazioni domestiche e cross-broder in titoli.

Il 18 aprile scorso la banca centrale neozelandese ha affidato a Sia il nuovo sistema Real time gross settlement (Rtgs), che gestisce automaticamente il regolamento delle operazioni di importo rilevante tra banche. Il 2 giugno, la società ha siglato un accordo di partnership con la britannica Raphael Bank per il lancio di soluzioni di pagamento nel Regno Unito e nel resto d’Europa. Infine, Jiffry, il servizio sviluppato dalla Sia per inviare e ricevere denaro in tempo reale dallo smartphone, ha superato 300 mila utenti tramite 23 gruppi bancari. 

Sia non è l'unica operazione al vaglio del colosso postale. Anche il dossier Pioneer, infatti, è sul tavolo dell'amministratore delegato Francesco Caio che è interessato alla quota della società di gestione del risparmio di UniCredit che Mustier metterà sul mercato (tutta Pioneer viene valutata circa 3 miliardi di euro). Un'operazione che rientrerebbe nell'ottica di sviluppo del business in un settore caratterizzato da profittevoli commissioni e da una domanda particolarmente sostenuta nell'era dei tassi d'interesse a zero. Comparto dove Caio lo scorso anno ha già messo a segno un importante acquisto: per 210 milioni di euro il 10,3% di Anima Holding (dal Montepaschi di Siena), con cui è appena partita la partnership sui prodotti e che Poste potrebbe coinvolgere (con Cdp) nell'operazione Pioneer (il termine per presentare la manifestazione di interesse è il 20 settembre) 

Intanto, Il governo, che controlla Poste con oltre il 65%, ha ufficializzato che non intende più collocare in Borsa una seconda tranche del capitale, per attendere tempi migliori e non incappare in svendite di asset importanti. Un ulteriore 30% circa (per l'esattezza il 29,7%) che fa parte del piano di privatizzazioni ideato da Pier Carlo Padoan e dalla cui vendita il Tesoro potrebbe incassare, ai prezzi odierni, circa 2,4 miliardi di euro (erano 3 prima dell'estate). Dichiarazioni che, assieme alle indiscrezioni sulle prossime mosse sul mercato di Caio, hanno sostenuto oggi le quotazioni del titolo a Piazza Affari (+1,49% a 6,135 euro, in controtendenza rispetto al Footsie-Mib). In più, Citigroup ha ribadito la propria visione positiva (buy) sul gruppo, dichiarandosi soddisfatta dei risultati che ha raggiunto dalla quotazione.

"Mi pare che sia prevalsa l'idea che non ci sia una necessità di un'operazione di questo tipo", ha detto questa mattina il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, intervenendo a un convegno, e riferendosi alla seconda tranche di privatizzazione di Poste. "Mi pare che sia una valutazione condivisa che Poste ha ulteriori potenzialità espansive che si specificheranno meglio nelle prossime settimane. In più, le condizioni di mercato non consigliano di procedere con la privatizzazione", ha aggiunto. A Giacomelli la privatizzazione di una seconda tranche di Poste sembra "un'ipotesi del terzo tipo. Non ero entusiasta della prima tranche nè della seconda".

Successivamente il capo della segreteria tecnica di Padoan, Fabrizio Pagani, ha corretto il tiro e ha rafforzato la possibilità di uno slittamento dell'operazione al 2017, puntualizzando che al momento non è possibile fornire una tempistica.

A margine di Euromoney Italia a Milano, Pagani ha sottolineato che c'è un iter parlamentare relativo al Dpcm che deve essere concluso. "Solo in quel momento si potrà decidere secondo momenti e tempi più opportuni di fare l'operazione, i tempi dipendono anche dal mercato, non posso darvi una data", ha detto Pagani riferendosi al decreto che ha disciplinato l'operazione, ufficializzata a fine maggio. Tra le ragioni del rinvio c'è l'incertezza sul referendum costituzionale, atteso tra metà novembre e il 5 dicembre, e l'interesse di Poste per il dossier Pioneer.

 

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poste italiane interessata a siapote italiane pioneerseconda tranche di poste in borsa nel 2017 a gennaio o febbraio





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