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Economia
Borse europee deboli. E in Cina il governo compra azioni
IL LUNEDI' NERO DEI PAPERONI/ Quanto hanno perso le cinque persone piu' ricche del mondo con il tonfo di ieri delle Borse mondiali? A fare i conti in tasca ai multimilionari e' Bloomberg, secondo cui il primo giorno di contrattazioni del 2016 e' costato ai cinque Paperoni del mondo in totale circa 8,7 miliardi di dollari. Nel dettaglio, il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ha perso 3,7 mld di dollari, con i titoli del gruppo in calo del 5,8 per cento. A seguire lo spagnolo Amancio Ortega (Zara) che si trova in tasca 2,5 mld in meno. Per l'investitore americano, Warren Buffett, la perdita ieri e' stata invece di 870 milioni di dollari. Fuori dal podio, Carlos Slim, che ha perso 868 mln di dollari, e Bill Gates (-739 mln). 

Borse europee in cerca di rimbalzo. Se dall'altra parte del globo i listini asiatici chiudono ancora in calo, le piazze finanziarie europee, dopo un avvio deciso, limano e procedono a marce alterne.

Mentre negli Stati Uniti il fondo americano Blackstone, uni dei big player dei mercati finanziari, prevede, nei propri cigni neri, ovvero le ipotesi catastrofiche e improbabili, ma sempre possibili (da non ignorare, quindi, dato il loro potenziale destabilizzante sui mercati globali), una crescita del 5% nel 2016 per l'economia cinese (stima che fa rabbrividire, considerando il tempismo - ieri mattina - con cui ha pubblicato il proprio report), i listini asiatici continuano a trattare in negativo.

Dopo la chiusura automatica delle Borse (scattata ieri) con lo Shanghai Composite che è sprofondato del 7%, la Cina è intervuta massicciamente per ripristinare la calma. Con due attori. Da una parte, il governo di Pechino, attraverso dei fondi controllati dallo stato, si è messo a comprare una grossa quantità di titoli sui mercati azionari. Dall'altra, la People's Bank of China, la banca centrale cinese, ha sfoderato un doppio intervento. Nel sistema finanziario ha iniettato 130 miliardi di yuan (19,9 miliardi di dollari) tramite operazioni di rifinanziamento a 7 giorni con un tasso di interesse del 2,25%, un'azione finalizzata anche a segnalare agli operatori che manterrà un atteggiamento accomodante.

Sul mercato valutario, invece, secondo quanto riferiscono fonti finanziarie, si è messa a sostenere lo yuan che ha perso molto terreno nei confronti del dollaro. La PBoC sta utilizzando alcune delle principali banche statali per comprare yuan e vendere dollari. Secondo gli esperti, un forte deprezzamento dello yuan cinese farebbe più male che bene all'economia della Cina, aggiunge Zhu Baoliang, economista presso lo State Information Center, think-tank vicino all'establishment di Pechino. Zhu ha dichiarato che una debolezza valutaria causerebbe un'ingente fuga di capitali, con conseguenze negative sia per i mercati finanziari che nell'economia reale.

Secondo l'esperto una politica fiscale proattiva è indispensabile per assicurare alla Cina tassi di crescita stabili nel 2016. Stando alle stime del think-tank, con un deficit di bilancio del 2,5% il Pil crescerebbe annualmente del 6,5%, mentre un deficit del 3% potrebbe riflettersi in una crescita al 6,7%. Tuttavia, ha concluso Zhu, e' ancora fonte di dibattito quale sia la priorita' tra una politica di aumento della spesa pubblica o una riduzione delle tasse.

Le Borse cinesi, però, restano deboli. Dopo un'avvio delle negoziazioni che sembrava preludere ad un nuovo crollo, Shanghai, partita in forte ribasso, ha lentamente ripreso quota, tornando in terreno positivo. Così come Tokyo che ha aperto sotto l'1%, ha poi riguadagnato terreno passando ad un più 0,33%. Ma successivamente, sia a Tokyo che a Shanghai, la volatilità è tornata a farla da padrone. E così Shenzen ha perso l'1,87% e Shangai lo 0,23%. Hong Kong, ancora aperta, sta cedendo lo 0,54%.

Secondo gli analisti, nonostante le immissioni di denaro contante dalla banca centrale cinese e nonostante le rassicurazioni arrivate agli investitori stranieri, resta la grande paura determinata dal lunedì nero che, oltre a quelle asiatiche, ha trascinato nel baratro anche le Borse europee e Wall Street (Dow Jones -1,58%; -2,08% il Nasdaq Composite 2,08%).

 

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