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Economia
Psa, il Ceo Carlos Tavares apre alle nozze. Con Fca resta il nodo governance

di Luca Spoldi
e Andrea Deugeni

Gli analisti mettono subito gli occhi su Fca: la casa automobilistica torinese controllata dagli Agnelli è la principale indiziata. I vertici di Psa (produttore automobilistico francese cui fanno capo i marchi Peugeot, Citroen, Ds, Opel e Vauxhall Motors) aprono all’ipotesi di una nuova fusione o acquisizione e per le case d'investimento la dimensione di Fca e Psa potrebbe rappresentare infatti un elemento a favore di una possibile fusione: le due case assieme arriverebbero a una produzione annua di circa 8,5 milioni di veicoli, vicino ai circa 10 della Volkswagen.

MEDIA C.TAVARES M.DELGADO
 

In Borsa però né il titolo transalpino né Fiat Chrysler Automobiles (Fca), nelle ultime settimane apparso come possibile obiettivo di un’integrazione, si scaldano in borsa perché i problemi di governance continuano a rendere molto difficile un nuovo matrimonio italo-francese, specialmente dopo il gelo calato tra soci italiani e francesi in EssilorLuxottica.

Durante l’assemblea degli azionisti che ha approvato il bilancio 2018 il numero uno del gruppo automobilistico francese, Carlos Tavares, ha aperto alla possibilità di “valutare e cogliere delle opportunità” se si presentassero in tema di fusioni e acquisizioni, “come abbiamo fatto con Opel Vauxall”, aggiungendo poi che il gruppo non sta comunque guardando ad alcun concorrente in particolare e che la taglia “è un fattore importante, ma non necessario”, mentre “l’aspetto cruciale è l’efficienza”. Quanto alla taglia, Peugeot vale al momento 21,5 miliardi di euro di capitalizzazione, esattamente la stessa grandezza espressa da Fca. Una eventuale fusione potrebbe dunque essere “tra pari”, ma la storia insegna che a comandare nelle aziende (quanto meno in quelle “efficienti”) è sempre e solo uno, che si tratti di azionisti o di manager.

ginevra fca9

 

Ed è difficile pensare che, come successe già nel 2013 in cui secondo le indiscrezioni l'allora Ceo Sergio Marchionne aveva intrapreso contatti con l'allora vicesegretario generale dell'Eliseo Emmanuel Macronlo stato francese accetti di mettere anche solo in discussione il controllo di un’azienda di cui è andato in soccorso nel 2013 con un aumento da 3 miliardi di euro al termine il socio pubblico, la cinese Dongfeng Motor Group (già assemblatore di modelli Peugeot in Cina) e con la famiglia Peugeot (in precedenza al 25%) si sono ritrovati tutti soci al 12,2%, con un ulteriore 2% in mano al fondo pensione dei dipendenti. 

PEUGEOT13
 

Quanto all’efficienza, il nuovo piano strategico di Peugeot pone proprio l’efficienza al centro dell’azione, individuando quattro variabili chiave attorno alle quali continuare a sviluppare il gruppo: la qualità, il rinnovo della gamma (con 34 nuovi veicoli da lanciare nell’arco del piano), tre marchi forti (Peugeot, Citroen e Ds Automobiles) su cui concentrare gli sforzi e una maggiore dell’efficienza per le attività di ricerca e sviluppo. Il tutto con l’obiettivo di alzare i margini reddituali dal 4% medio del 2016-2018 (rispetto all’1% del 2001-2015) al 6% entro il 2021 e al tempo stesso vedere la crescita del fatturato passare dal 3,2% annuo medio del 2016-2018 (0,8% annuo medio nel quindicennio precedente) al 4,4% medio nel triennio 2019-2021.

Manley elkann ape
 

Per inciso entro il 2021 il gruppo dovrebbe completare anche la sua copertura geografica, sbarcando in India con Citroen, in Russia con Opel e negli Stati Uniti con Peugeot. Proprio i tre mercati dove Fca potrebbe offrire già ora una buna presenza, rendendo allettante l’idea di un matrimonio europeo. Il gruppo italiano tuttavia continua ad essere superiore a quello francese sul fronte della redditività, con un Ebitda adjusted che nel 2018 ha toccato i 7,28 miliardi e un utile netto adjusted di 5,04 miliardi, contro rispettivamente 5,69 e 3,29 miliardi. Numeri che finirebbero col portare acqua agli eredi Agnelli più che alla famiglia Peugeot o allo stato francese nel caso di una fusione “alla pari”.

Per questo se matrimonio sarà esso non appare destinato ad avvenire a breve e comunque non prima di aver definito una governance “blindata” che garantisca a Parigi il mantenimento di un equilibrio tra i soci. Certo resta la fascinazione data da un gruppo che potrebbe vendere in tutto il mondo circa 9 milioni di veicoli all’anno, balzando al quarto posto della classifica mondiale dei costruttori e garantendosi così, probabilmente, la sopravvivenza per gli anni a venire in un settore che appare comunque destinato a una ulteriore fase di concentrazione.

I francesi, che nei primi tre mesi dell’anno hanno visto i ricavi calare dell’1,1% a 18 miliardi di euro per via di risultati deboli in Cina, Argentina e Turchia (oltre che della sospensione delle attività in Iran) potrebbero peraltro giocarsi la carta della maggiore expertise nel settore sempre più cruciale dell’auto elettrica (entro il 2021, ha sottolineato Tavares, Peugeot sarà in grado di offrire una versione elettrificata di tutti i suoi modelli), un settore a cui Sergio Marchionne non aveva creduto ma che ora attira sempre più investimenti da parte di colossi come Toyota, Volkswagen e General Motors. La partita, dunque, è più aperta che mai. 

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