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Economia
Reddito cittadinanza, Boeri: risorse a chi non lavora non da' crescita
SCHIAFFO 2 - Tito Boeri, presidente dell'Inps. Non piace a nessuno di quelli al governo, a Matteo Salvini per primo. Invece di resistere meglio andare a casa subito. Le dimissioni sarebbero un bel gesto.

"Trasferire risorse da chi lavora a chi non lavora e' un percorso sbagliato. Ci vuole piu' lavoro, il che significa pensioni piu' alte". Lo ha detto il presidente dell'Inps, Tito Boeri, parlando a Venezia. "Il percorso di successo - ha aggiunto - e' quello di alleggerire gli oneri su chi lavora. Muoversi nella direzione opposta, triplicando l'afflusso di chi va in pensione e di chi non lavora, significa colpire la fiscalita' generale". "Tutto cio' - ha concluso - aumenta la spesa generale e diminuisce i contributi".

"Poi non e' detto - ha osservato il presidente dell'Inps - che per uno che va in pensione, uno entra, e comunque quest'uno avra' un reddito basso, e di riflesso una minore contribuzione". "La storia insegna - ha concluso Boeri - che piu' prepensionamenti significa piu' disoccupazione giovanile. Un esempio? Il settore pubblico. Chi uscira', almeno nel breve, non verra' sostituito". Boeri era a Venezia in occasione di un convegno per i 120 anni di storia dell'istituto.

Sul reddito di cittadinanza, poi, il presidente dell'Inps ha spiegato che sarà fortemente sbilanciato al Sud. "Bisogna essere trasparenti sul profilo distributivo dei provvedimenti che si intendono adottare. Si dice spesso che la quota 100 andra' a beneficio del nord. In realta' piu' del 40% delle risorse per questa misura andra' ai pensionati del pubblico impiego. Delle risorse del reddito di cittadinanza non piu' del 2-3% dei soldi andrà a regioni come il Veneto che conta circa 8/9% della popolazione".

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