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Economia
Referendum, l'ingombrante presenza del telegenico Renzi

di Gianni Pardo

È interessante vedere come l’elettore medio vede il prossimo referendum. E la prima previsione – facile - è che, dal punto di vista tecnico, la maggior parte non capirà niente. E anche di ciò che capirà, per esempio l’abolizione sostanziale del Senato, non saprà comprenderà da un lato le conseguenze che la cosa dovrebbe avere, sulla carta, e dall’altro quelle che probabilmente avrebbe in concreto. Dal punto di vista tecnico valuterà la riforma secondo questa formula: c’è chi ne dice bene, c’è chi ne dice male. Un secondo problema è l’effetto del “sì” o del “no” sulla stabilità del Paese. I favorevoli al governo cercano di convincere la gente che il “no” sarebbe un salto nel buio e quasi la catastrofe, mentre i contrari rassicurano tutti dicendo che il mondo andrà avanti come prima. E gli elettori faranno questo riassunto: forse col “no” si creerebbero dei problemi, forse no.

Poi c’è Matteo Renzi. Molti sono convinti, o sono stati convinti, che è un argine contro il caos. Un caos che sicuramente si verificherebbe, senza di lui. Insomma, c’è chi pensa che, almeno in questo momento, a Renzi non ci sia alternativa. Altri invece fanno spallucce: morto un Papa se ne fa un altro. Infine ci sono quelli che Renzi vorrebbero farlo sparire immediatamente, sia per lo spazio eccessivo che occupa, sia per la politica che fa. A questi oppositori appartengono tutti i partiti, inclusa la minoranza del Partito Democratico. Ma gli elettori non hanno questo genere di preoccupazioni, e di tutto il problema faranno una questione di “affettività”, come direbbe le persone colte, o di “budella”, come direbbero i giornali.

Per cominciare bisogna vedere come è percepito il protagonista del momento. Alcuni trovano Renzi simpatico, coraggioso, energico nel cercare di riformare il Paese e dignitoso nei confronti dell’Europa. Sperano soprattutto che realizzi sia pure un decimo di ciò che promette e comunque lo reputano migliore dell’alternativa. Altri invece l’hanno talmente in uggia che pur di mandarlo via farebbero anche rovinare Palazzo Chigi. Questi “altri” giudicano il Primo Ministro un demagogo arrogante, fatuo, autoritario, incapace e soprattutto bugiardo, bugiardo, bugiardo.

Questa dicotomia esiste da anni
. Ad essa si aggiunge in queste settimane la forsennata campagna elettorale del “Premier” che, avendo imprudentemente legato la propria sorte a quella del referendum, teme di vedersi dare il benservito. Ed ora si batte come se ne andasse della sua vita. Favorito dai media proni al potere (praticamente tutti) è divenuto una presenza ingombrante alla radio, nei giornali, nella televisione, nei bollettini parrocchiali, su twitter e perfino nei blog per pochi intimi. Ingombrante come sarebbe stato Luciano Pavarotti in una cabina telefonica. E anche ciò crea un problema.

Una campagna pubblicitaria insistente e addirittura martellante ottiene sicuramente l’effetto di far conoscere il prodotto. In alcuni ciò produrrà un effetto di curiosità; altri si diranno che, se si spendono tanti soldi per parlare di qualcosa, quel qualcosa deve pur valere: diversamente quelli della pubblicità sarebbero soldi buttati. Altri ancora si chiederanno: “Ma se spendono tanti soldi per la pubblicità, quanta parte del prezzo che pagherò andrà a coprire le spese della pubblicità, invece che dare valore a ciò che compro?”.

Come nell’atletica esiste il “sovrallenamento”, in pubblicità esiste l’eccesso di messaggio, una saturazione che si trasforma in rigetto. Io non ho spazio per nuovi mobili ma mai comprerei un divano della ditta “PoltroneSofà”, perché essa mi ha infastidito con una pubblicità ossessiva. Nello stesso modo mi infastidisce vedere Renzi su tutte le televisioni, continuamente, mentre parla, parla e parla. Cambio canale, per legittima difesa, e sull’altro canale c’è Renzi che parla, parla e parla. Speriamo che le cose cambino, dopo il referendum. Ma naturalmente c’è parecchia gente che compra i prodotti molto reclamizzati e non tutti sono insofferenti all’eccesso di pubblicità. Forse il risultato del voto ci dirà quanti sono.

*pardonuovo.myblog.it

Tags:
referendum istituzionale riforma boschi





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