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Economia
Referendum, tutta Wall Street tifa per il "sì". I motivi dell'assist a Renzi

Il referendum costituzionale italiano sulla riforma Renzi-Boschi non è ancora stato fissato (la consultazione dovrebbe svolgersi tra il 15 novembre e il 5 dicembre) ma i mercati, a partire da Wall Street, hanno già deciso di tifare per il “sì”. Non c'è solo, dunque, l'ambasciata americana in Italia a sperare in una luce verde alla riforma Boschi da parte dell'elettorato, presa di posizione che ha fatto scoppiare il caso (di ingerenza a stelle e strisce) nel nostro Paese. 

Il perché è evidente: gli investitori vogliono evitare in ogni modo un ulteriore aumento della volatilità e il rischio di un deterioramento del rating sovrano, faticosamente “messo in sicurezza” dall’incessante opera della Banca centrale europea guidata da Mario Draghi. In questo senso il responsabile dei rating sovrani per Europa Medio Oriente di Fitch Ratings, Edward Parker, parlando ieri a una conferenza a Londra è stato chiaro. A chi gli chiedeva quali conseguenze si potessero immaginare in caso di vittoria del “no” ha risposto: “Se ci fosse un voto “no”, lo vedremmo come uno shock negativo per l’economia e il merito di credito italiano”, che dunque sarebbe a rischio riduzione.

Pochi giorni prima un report di Goldman Sachs ha fatto notare che se vincesse il “no”, anche a prescindere dalla successiva caduta del governo e dall’eventuale ricorso a elezioni anticipate, si avrebbe una maggiore volatilità sia politica sia sui mercati finanziari, con un prevedibile allargamento degli spread pagati dai titoli di stato italiani rispetto non solo ai Bund (nei cui confronti i Btp decennali italiani hanno già visto lo spread risalire all’1,26%) ma anche ai Bonos spagnoli. Ma perché la bocciatura di una riforma costituzionale, evento già accaduto in un recente passato (il 2006) e che non dovrebbe mutare più di tanto lo scenario politico attuale, dovrebbe generare tanta volatilità, come sembra temere lo stesso governo, che di fatto ha già messo in stand by il collocamento di una ulteriore tranche del 29,7% di Poste Italiane proprio per evitare sgradevoli sorprese?

(Segue...)

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