Referendum, vince il no? "Balzo dello spread per il rischio Italia"
Il referendum visto dai mercati finanziari
"Finora i mercati non hanno preso ancora in grossa considerazione il referendum istituzionale", afferma ad Affaritaliani.it Massimo Gionso, consigliere delegato Cfo Sim. Che però aggiunge: "Il premier Renzi a mio avviso sta perdendo progressivamente credibilità. Ha portato avanti per un anno intero la campagna politica dicendo che avesse vinto il no si sarebbe dimesso, ora che ha sentito 'terra bruciata' improvvisamente dice che il referendum non è più così importante e che le cose andranno avanti lo stesso e che quindi non è più un elemento politico. Questo atteggiamento fa perdere credibilità". E ancora: "Una sconfitta al referendum indebolirebbe certamente l'esecutivo, mentre una vittoria del sì istituzionalizzerebbe Renzi, premier non eletto, e gli consentirebbe di tenere abbastanza tranquillamente le redini del Paese fino al 2018".
E i mercati finanziari? "Da sempre preferiscono la stabilità e quindi, almeno dall'estero, credo che una vittoria del no porterebbe debolezza soprattutto sui titoli governativi, Btp e Cct, facendo quindi allargare nuovamente lo spread con il Bund tedesco in modo progressivo a causa di un ritorno del rischio-Italia".
Qualcuno parla addirittura di fallimento dell'euro se Renzi perde la sfida del referendum... "Non sottoscriverei questa affermazione", spiega Gionso. "Anche se dovesse cadere il governo Renzi l'euro non fallisce. Ricordiamoci che agli stati forti dell'Unione europea, Germania in testa, fa comodo avere stati deboli come l'Italia con un elevato debito pubblico per compensare le partitte correnti. Nessun terremoto, insomma".
E le Borse? "Se vince il no credo che sull'equity possa persistere una tendenza del mercato azionario italiano a sottoperformare, che però è già in atto, rispetto alle altre piazze. Diventerebbe più acuta e cronica continuando probabilmente per lungo tempo".