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Economia
Renault, la crisi non risparmia la Losanga. Al via il tavolo auto al Mise

La crisi dell'auto non è solo tedesca. Anche i gruppi francesi delle quattroruote non si sentono molto bene. A cominciare da Renault, ex promessa sposa di Fca che ha appena lanciato un profit warning. Segnale che ha allarmato il mercato, tanto che l'indice Stoxx600 dei titoli dell'auto è il peggiore sui listini europei (arretra dell'1,6%). Complice anche l'annuncio di un rallentamento degli ordini da parte di Volvo che perde il 4% alla Borsa di Stoccolma.

Il tutto mentre in Italia nel pomeriggio si apre finalmente al Ministero dello Sviluppo economico il tavolo di crisi sul settore dell'automotive con 50 persone in rappresentanza delle associazioni di impresa, dei sindacati e di singole aziende del settore, una lunga marcia che dovrebbe portare all’adozione di una politica industriale per il settore delle quattroruote capace, almeno nelle intenzioni, di governare la transizione verso l’elettrico e di una cabina di regia al Mise.

Così a Piazza Affari, le vendite colpiscono soprattutto Fiat Chrysler (-1,5%) e Pirelli (-1,9%). Ma vanno giù anche i titoli della componenstistica come Sogefi (-1%). A Francoforte -1,6% Continental, -1,3% Daimler, -0,9% Bmw

Alla Borsa di Parigi le azioni del gruppo Renault fanno -11,48%% a 48,56 euro, facendo addirittura peggio che nello scorso novembre, quando fu arrestato a Tokyo l'amministratore delegato Carlos Ghosn, numero uno anche di Nissan e dopo un rosso intraday del 14,3%, una performance che aveva riportato i prezzi ai minimi da 6 anni e mezzo (aprile 2013) in area 47 euro. I problemi però, nonostante una chiusura in cauto rialzo a Tokyo (+0,6%), non sono solo a Parigi, che controlla la casa giapponese con il 43,4%. Proprio Nissan, che ha il 15% di Renault, sembra essere l'anello debole della catena. Da inizio anno il titolo Renault e' in lieve rialzo (+0,57%), mentre Nissan è sotto di quasi il 20%. Il nodo delle vendite di auto, scese in Europa dell'1,6% a settembre, è giunto al pettine, anche per il tema della transizione energetica, che comporta maggiori investimenti per i costruttori.

Secondo una analista di Jefferies, Renault potrebbe decidere un "taglio significativo del dividendo" oltre che di dismettere alcune attività, tra cui la stessa partecipazione in Nissan. Proprio nel primo semestre Parigi ha sofferto per i conti di Nissan, che si sta preparando a chiudere il suo peggior utile operativo in dieci anni, per il calo delle vendite negli Usa e in Europa a causa di una gamma di modelli piuttosto datata. L'Ebit del secondo trimestre è sceso quasi del 99% e Nissan ha annunciato il taglio di 12.500 posti di lavoro.

Ieri sera, il gruppo della Losanga, che ha appena licenziato il suo Ceo Thierry Bollorè sostituendolo pro-tempore con il direttore finanziario Clotilde Delbos, ha tagliato la guidance per il 2019 a causa di un "ambiente economico meno favorevole delle attese e a fronte di un quadro regolatorio che richiede costi sempre maggiori".

Dopo aver annunciato ricavi nel terzo trimestre in calo dell'1,6% a 11,3 miliardi di euro, la casa automobilistica transalpina ha stimato un calo dei ricavi tra il 3% e il 4% nell'intero anno e un margine operativo al 5% rispetto al 6% annunciato in precedenza. Un campanello d'allarme che è suonato a pochi giorni dalla trimestrale attesa per venerdì prossimo 25 ottobre.

In un video rivolto ai dipendenti a soli sei giorni dal suo insediamento, DelBos ha annunciato la necessità di "fare delle scelte" per "rimettere in carreggiata il gruppo". Lo Stato francese, primo azionista di Renault con il 15,01%, è alla ricerca del vero sostituto di Ghosn. In una recente intervista il sottosegretario all'Economia Agne's Pannier-Runacher ha lasciato intendere che il Governo di Parigi è alla ricerca di una persona con "esperienza nella trasformazione delle imprese e nel settore dell'industria" al di la' della nazionalità. Non si esclude quindi la possibilita' che, per la prima volta, a guidare Renault arrivi uno straniero. 

Gli analisti del Credit Suisse hanno sottolineato come l'esposizione di Renault in Turchia e Argentina si stia facendo sentire e le vendite della Clio non stanno dando il contributo atteso. La stessa casa di investimento è convinta che la pressione sulla redditività si potrà far sentire anche nella prima parte del 2020 e che una riduzione delle quote del marchio Dacia, complici le maggiori emissioni di CO2, dovrebbe pesare sulla profittabilità di gruppo.

Il rallentamento di Renault assieme a quello delle case automobilistiche teutoniche che nei trimestri scorsi hanno sempre controbilanciato il calo della domanda di forniture da parte di Fca preoccupa le circa 6 mila imprese (di cui molte Pmi, con oltre 156 mila addetti diretti) legate all'industria tricolore delle quattroruote, aziende che diventano 250 mila con l’indotto industriale collegato e che corrisponde al 7% del totale degli addetti dell’intera manifattura italiana. Un valore della produzione di 93 miliardi di euro, pari a oltre il 5,3% del Pil. Una bella gatta da pelare per Patuanelli. 

twitter11@andreadeugeni

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