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Economia
Riparte l'export, vola l'industria conciaria italiana

Scarpe, accessori ed interni in pelle per auto fanno volare l’industria conciaria italiana dopo qualche anno di rallentamento dovuto a fattori congiunturali. E vola l’export. Secondo stime dell’Unic (Unione nazionale industria conciaria) l’industria conciaria italiana chiuderà il 2017 con esportazioni in aumento del 9% in volume e dell’1% circa in valore. Forte di un fatturato annuo di 5 miliardi di euro, il settore impiega circa 18mila addetti in oltre 1.200 aziende ed è storicamente considerato leader mondiale per l'elevato sviluppo tecnologico e qualitativo, lo spiccato impegno ambientale e la capacità innovativa in termini di design stilistico. Se confermata a fine anno, la crescita delle esportazioni italiane di pelli conciate interrompe il trend lievemente negativo che aveva caratterizzato i risultati 2015 e 2016. Una crescita internazionale che dovrebbe tradursi in un leggero aumento della produzione totale in volume e in una rassicurante stabilità in valore. Numeri che attestano il primato della conceria italiana anche sotto il profilo della sostenibilità. Rivisto il concept editoriale, in chiave di “racconto” dell’eccellenza sostenibile italiana, il nuovo Rapporto di sostenibilità Unic si articola in un percorso scandito da sette parole chiave, spiegando le ragioni per cui la pelle italiana genera Emozione, crea Valore ed è Naturale, Pulita, Sicura, Etica, Innovativa. Tra le destinazioni d’uso, persistono il buon andamento della domanda per interni auto e la sostanziale positività dell’arredamento. La clientela moda lavora a macchia di leopardo: la pelletteria si conferma generalmente più brillante della calzatura, con una persistente attenzione al prezzo. Tra i principali Paesi esteri di destinazione risulta significativa la crescita dell’area cinese, tornata in positivo dopo due anni: +7%. Bene Regno Unito (+7%) e Vietnam (+14%), mentre appaiono invariati i flussi verso gli Stati Uniti dopo sette anni di continui incrementi. Nel contesto dell’Unione Europea cresce invece la Francia, mentre rallentano le altre principali nazioni e, a dimostrazione di come sia cambiata la mappa della delocalizzazione manifatturiera, diminuiscono le spedizioni verso Romania, Tunisia, Bulgaria e Serbia, mentre crescono Albania, Repubblica Ceca e Ungheria. L’andamento delle esportazioni rappresenta una conferma di quanto il contributo dei mercati esteri risulti da tempo fortemente maggioritario e abbia superato, negli ultimi anni, il 75% del totale della produzione. Nel 1992 la quota era pari al 35%. La pelle made in Italy detiene da tempo un primato di eccellenza riconosciuta a livello globale. Una leadership forte e consolidata, costruita su qualità, innovazione tecnologica, ricerca stilistica e sostenibilità. Fattori che si riflettono sul valore complessivo della produzione e sul peso commerciale internazionale delle concerie italiane, entrambi da molti anni al primo posto sia nel ranking europeo che in quello globale. Le esportazioni raggiungono in media 125 Paesi ogni anno (dalla A di Albania alla Z di Zimbabwe), per un valore complessivo di circa 4 miliardi di euro e (in base ai dati Onu-Wto) il 26% del commercio mondiale di pelli finite ha origine italiana.

                                                                                                                                                                                                                   

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