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Economia
Russia, made in Italy meno 23,6%. Quanto ci costano le sanzioni

"Le sanzioni economiche imposte alla Russia e dalla Russia hanno generato una profonda crisi in migliaia di piccole e medie imprese, soprattutto legate al made in Italy, dall'agroalimentare alla moda, dal turismo all'arredo. Renzi apra gli occhi e prenda atto di quanto sta accadendo, provvedendo a fare le opportune pressioni su Bruxelles per fermare questo gioco al massacro". Così il presidente della Confimprenditori Stefano Ruvolo che, dati alla mano, commenta il "costo" per le imprese italiane a causa dell'embargo alla Russia. "Le importazioni russe di prodotti made in Italy hanno subito nel 2015 una caduta del 23,6% - spiega Ruvolo - Secondo le analisi dell'Ice, fino al 2013 l'Italia ha esportato nella Federazione Russa per 10,4 miliardi di euro, rappresentando il quinto fornitore, con una quota del 4,8%. Nello stesso anno l'Italia ha acquistato dalla Russia per 16 miliardi di euro, costituendo il quarto cliente con una quota del 7,3%. Nel complesso l'interscambio ha raggiunto 26,4 miliardi di euro, posizionando l'Italia al quinto posto dopo Cina, Germania, Paesi Bassi ed Ucraina e precedendo Turchia e Usa. Tutto questo è ormai solo un ricordo, come pure l'esercito di turisti russi che affollava la costiera adriatica ed amalfitana e che ora scelgono altre destinazioni per le loro lussuose vacanze". Sempre nel periodo precedente l'embargo, l'Italia ha esportato in Russia prodotti agroalimentari per 1.072 milioni di euro, conquistando il primo posto come fornitore di vino e un giro d'affari di 260 milioni di euro. Ancora, moda e accessori per 935 milioni di euro, e materiali riconducibili alla filiera abitare per 589 milioni di euro. "Le misure restrittive introdotte dalla Federazione Russa e le sanzioni economiche varate dal Consiglio dell'Unione Europea, hanno messo in ginocchio i nostri imprenditori - aggiunge Ruvolo - Questo conflitto commerciale non può andare avanti. Il governo deve intervenire e alla svelta. A cadere sul campo della guerra diplomatica sono le nostre aziende. Ci batteremo in ogni sede affinché l'Unione Europea ascolti le nostre ragioni".

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