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Economia

Preso atto del fallimento del codice degli appalti del 2016, con il decreto “sblocca cantieri”, oggi in via di conversione in legge, il Governo cerca di porvi rimedio. In questa direzione vanno l’estensione a tutti gli appalti dell’anticipazione del 20% del contratto per dare liquidità alle imprese, l’eliminazione della terna dei subappaltatori, l’estensione del pagamento diretto a tutte le PMI subappaltatrici, il ritorno al regolamento unico di attuazione del codice al posto della pletora di linee guida e decreti oggi in vigore.

Infine, l’abrogazione dell’onere per l’impresa di impugnare, già in corso di gara, l’ammissione degli altri concorrenti, ricorso che tanto faceva arrabbiare le stazioni appaltanti. Tuttavia permangono nel decreto alcune lacune, a maggior ragione se, come proclamato, si vuol fare degli appalti una leva che concorra al rilancio del PIL.

Lato stazioni appaltanti, preoccupa il silenzio sulla loro qualificazione e la mancanza di risorse per assicurare strumenti e formazione continua al personale delle amministrazioni chiamato a redigere i bandi, ma soprattutto i capitolati di gara. Sul fronte impresa, è forte la preoccupazione per la facoltà concessa alle amministrazioni di escludere dalla gara un operatore anche in caso di inadempimenti non definiti agli obblighi per imposte e tasse. Per lo stop di 3 anni dalle gare quando l’impresa è esclusa da un appalto per una delle tante ed eterogenee ipotesi di illecito professionale. Per la sottoposizione degli organismi privati che rilasciano le SOA alla responsabilità contabile della Corte di Conti, pur svolgendo loro attività diverse dalle pp.aa.

Per i nuovi criteri di calcolo dell’anomalia dell’offerta che non sembrano diradare le nebbie dei loro predecessori. Per la visione ideologica del subappalto - leggasi subappalto uguale malaffare - che dovrebbe lasciare il posto ad una regolamentazione che definisca in modo perentorio perimetro (si pensi che ci sono amministrazioni che lo vietano senza darne motivazione) e sanzioni, a beneficio delle imprese sane che soffrono la presenza di regole non chiare. Per il sistema dei commissari esterni di gara che, per come immaginato, non pare assicurare la congrua valutazione dei progetti presentati in gara dalle imprese. Che dire: finchè c’è conversione c’è speranza, di rimediare.

 

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