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Economia
Safilo gioca la carta dell'Est. Cura Hal su debito e costi che la Borsa snobba

Il debito, infine, era su livelli di guardia, a 570 milioni (588 a fine 2009). Il bilancio 2016, invece, si è chiuso con vendite nette per 1,253 miliardi circa (in lieve calo dai 1.279 milioni dell’anno precedente), grazie a “solide” performance in Europa, una crescita in Nord America “nonostante un mercato difficile” e un buon andamento nell’Est Europa, in Brasile e in Messico. L’Ebitda rettificato si è ridotto a 88,8 milioni (era 102,4 milioni a fine 2015), sempre a causa della cessazione della licenza Gucci, e con una perdita netta di 142,1 milioni (ma il risultato netto rettificato di gruppo è stato positivo per 15,4 milioni, dai 6,9 milioni del 2015). In compenso il debito netto era decisamente in calo, essendosi dimezzato da 89,9 a 48,4 milioni, vale a dire meno di un decimo di quello esistente 7 anni prima.

15 AI   Kids by Safilo

 

Lo sforzo dei manager voluti dalla nuova proprietà olandese si è dunque concentrata nel ridurre il debito che gravava come un macigno sulla società, ma anche nella trasformazione della “supply chain” del gruppo per migliorare l’Ebitda e ridurre l’assorbimento di cassa generato dal magazzino, interventi che dovrebbero dare benefici crescenti nel corso già di quest’anno. Sforzi che tuttavia non hanno convinto gli ex proprietari, tanto che la famiglia Tabacchi votò contro il bilancio 2015. Una decisione cui la stessa Delgado replicò ricordando lo stato “drammatico” in cui erano state trovate le fabbriche, “indietro di 15 anni” rispetto agli impianti della concorrenza.

Ora la stessa Delgado punta su un rilancio delle vendite entrando in mercati come Bielorussia e Kazakistan che sottolinea essere “particolarmente significativi all’interno di una regione ad alto potenziale di crescita, come quella dell’Europa centro-orientale, dove Safilo continua a investire per espandere la propria distribuzione e per sviluppare iniziative mirate di brand building”.

Un’area dove Safilo ha aperto una filiale di proprietà fin dal 2015 e che ha registrato “risultati eccezionali sia nel 2016 sia nel primo semestre del 2017”. Il futuro sembra dunque promettente per la nuova Safilo, sgravata dei debiti e più performante dal punto di vista industriale, ma la borsa dopo molte delusioni passate resta prudente e il titolo da inizio anno cede attorno al 22%, con gli analisti di Banca Imi che hanno preferito ridurre da “add” (accumulare) a “hold” (mantenere) il proprio giudizio, confermando un target price di 6,20 euro per azione, in linea con le quotazioni odierne (6,23 euro a metà giornata, in calo del 2,66% rispetto alla chiusura di ieri).

Luca Spoldi

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