Economia
Salvagente per l'edilizia in crisi. Progetto Italia rilancia il settore
I più importanti gruppi navigano in acque difficili. Nomi
L’ultima notizia riguarda la Pessina Costruzioni. La storica azienda che ha realizzato, tra i tanti progetti, anche la sede della Regione Lombardia, sarebbe pronta ad avviare le procedure per un concordato in bianco. I numeri non tornano, per il gruppo e per tante altre società del settore che, in un bollettino ormai quasi giornaliero, alzano bandiera bianca di fronte ad una crisi che tocca soprattutto le grandi società di costruzioni.
Non solo Astaldi, quindi, ma anche Condotte, Trevi, Mantovani, Toti, Unieco e GLF, alcuni dei più importanti gruppi italiani navigano oggi in acque difficili. Per loro l’unico porto sicuro all’orizzonte è quello del Progetto Italia, l’operazione di consolidamento lanciata da Salini Impregilo con l’accordo della Cassa depositi e prestiti e delle banche. Si parte con Astaldi, quindi, con l’obiettivo nel lungo termine di creare un polo nazionale capace di presentarsi sul mercato con un fatturato di 14 miliardi di euro e un portafoglio di 61 miliardi.
Il risultato è una spinta importante per il rilancio del settore non solo sulle imprese coinvolte direttamente ma sull’intera filiera. Il Progetto Italia permetterà infatti di sbloccare cantieri oggi fermi in 14 regioni italiane che valgono 30 miliardi di euro, garantendo così un sostegno alla crescita del Pil nazionale che si aggira tra lo 0,2 e lo 0,3%. Benefici per le imprese coinvolte ma anche per le tantissime ditte fornitrici (la sola Astaldi ne ha 800) che oggi vivono sulla propria pelle le conseguenze della crisi dei grandi. Negli ultimi due anni Salini Impregilo e Astaldi hanno girato commesse ai propri fornitori per un totale di 1,7 miliardi di euro.
Sono risultati che avranno una conseguenza diretta anche sul mondo del lavoro, con la salvaguardia di 500mila posti nei prossimi tre anni.
È questa la risposta industriale all’annuncio politico del primo ministro Giuseppe Conte sulla ripartenza dei lavori della TAV Torino-Lione. Anche le imprese sono pronte a fare la loro parte ribaltando l’immagine di un paese fermo, a partire dalle grandi opere. Oggi i cantieri bloccati in Italia valgono 36,4 miliardi di euro che diventano 86 miliardi se si considera anche l’indotto delle grandi opere. Un problema che riguarda tutte le regioni italiane, a partire dal Piemonte che detiene il record nazionale con 9,1 miliardi di opere ferme, seguito da Liguria (6 miliardi), Toscana (4,9 miliardi) e Veneto (3,7 miliardi).
Far ripartire i cantieri diventa così un imperativo per proteggere un settore che vale nel complesso 170 miliardi di euro, l’8% del Pil italiano, e che è duramente colpito anche dall’assenza di bandi e di progettualità. Rispetto al totale dei 23mila bandi pubblici indetti nel 2018, solo 18 superavano i 100 milioni di euro, un numero in calo del 33% rispetto al 2017, mentre su 4 milioni di cantieri oggi aperti in Italia, solo 53mila riguardano importi superiori ai 40mila euro.
Si spiega così l’urgenza del Progetto Italia e la convergenza tra le imprese private e la Cassa Depositi e Prestiti in un’operazione evidentemente di sistema, mirata alla difesa di un mercato debole e sempre più esposto al rischio di incursioni da parte dei grandi gruppi stranieri.