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Economia
Lavoro, lo stop alla Fornero? 400 mila posti in più per i giovani

Stop Fornero, l’avevano detto in tutte le salse, in tutti gli hashtag, in tutte le piazze, in tutti i comizi d’ogni parte d’Italia. Ad Elsa Fornero l’odio della gente ha portato i riflettori accesi per molto tempo oltre il suo mandato, sino ai giorni nostri, forse l’unico Ministro dell’epoca Monti su cui non s’è mai sopita la frustrazione degli italiani. Matteo Salvini ce l’ha fatta a portare a casa una quota 100, non ancora pura, però senza penalizzazioni sull’assegno (inizialmente previsto un ricalcolo contributivo) e senza scassare i conti dell’INPS, nonostante il Presidente Boeri recalcitrante e visibilmente alterato per le politiche sull’immigrazione (sarà il resto del mondo, ipse dixit, a pagarci le future quiescenze), fosse contrario.

I nuovi parametri saranno operativi da febbraio 2019, con 62 anni d’età e 38 di contributi, livelli minimi che hanno calmierato le maglie d’uscita, ma che comunque permetteranno a 400mila lavoratori bloccati dall’infausta legge precedente - che ha sbalzato i 50enni avanti anche di una decade per il sudato pensionamento - di fare posto ad un turn over intergenerazionale. All’epoca della riforma il ministro Fornero contestava questa impostazione, asseverando che i tornelli del lavoro dovessero espandersi e non eseguire una semplice sostituzione degli impiegati più anziani con i più giovani. Ovvero, sosteneva l’esperta di fondi pensionistici, che non dovessimo sperare di liberare le postazioni già in essere, ma soltanto moltiplicare le offerte di lavoro.

Peccato che in una situazione di crisi economico-finanziaria, come quella che abbiamo vissuto dal 2008, il mercato del lavoro con il crollo della domanda interna si sia contratto e non espanso, peccato ancora che con la sua riforma limitante dell’Articolo 18 – ed il successivo Jobs Act venuto da quel PD che oggi pontifica contro la protezione sociale di questo Governo – abbia prodotto una facilitazione enorme per le imprese nel ridurre il costo del lavoro, prima postilla di bilancio da tagliare quando la barca ingoia acqua. Una follia, una manovra pro-ciclo recessivo, senza considerare l’isteresi che s’è creata nel mercato occupazionale.

Termine che sta ad indicare la rigidità del mondo del lavoro, e quindi l’incapacità di riassorbire in breve tempo la disoccupazione creatasi a seguito di shock. Strategie sbagliate su strategie sbagliate, con dolo, malafede e negligenza di chi dall’alto del loden non aveva nemmeno previsto il caso degli esodati, usciti dagli uffici con accordi pre-pensionistici che poi hanno visto il loro diritto all’assegno andare in fumo, senza tutela reddituale né lavorativa. Storie di persone vere, carne su cui hanno fatto macelleria sociale, e che adesso Salvini con il suo cordone d’empatia col corpo elettorale sta ricucendo. La storia, ricorderà ognuno per quel che ha fatto, in barba ai fax di Bruxelles.

Twitter @andrewlorusso

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