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Economia
Saras, il colosso delle commodity Trafigura al 3%. I movimenti nel capitale

Odore di Opa favorito dal fatto che a fine settembre, complici il petrolio low cost e la seconda ondata Covid alle porte che mette a rischio la ripresa dopo la recessione del 2020, il titolo Saras aveva toccato i minimi storici o reale interesse industriale? E’ la domanda che si sono fatti oggi gli operatori di Borsa dopo che nel capitale del gruppo della famiglia Moratti ha fatto capolino con il 3,01% del capitale uno dei colossi mondiali indipendenti del trading di materie prime, la svizzera Trafigura che, oltre 170 miliardi di fatturato (Ebitda 2019 di 2,1 miliardi) assieme agli altri big Vitol, Gunvor e Glencore, domina la compravendita finanziaria di commodity minerarie e investe in attività collegate al business.

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Il blitz borsistico è opera della panamense Farringford Foundation che a monte controlla, attraverso la holding olandese Trafigura Beheer, il gruppo svizzero Trafigura che, con base a Singapore, nello specifico fa trading e investimenti su greggio e prodotti petroliferi, materiali non ferrosi, metalli raffinati e materie prime come carbone, ferro e gas naturale liquefatto. Core business a cui affianca anche investimenti in attività che hanno forti sinergie con quelle di trading, come la gestione di terminali di stoccaggio, stazioni di servizio, magazzini per metalli e miniere. Un gruppo che ora, in scia alla trasformazione green dell’industria dell’Oil&Gas, si sta preparando anche all’appuntamento ormai ineludibile con la transizione energetica puntando anche sull’elettricità da fonti rinnovabili.

E’ di poche settimane fa infatti la costituzione in joint venture paritaria, con il fondo australiano Ifm da oltre 100 miliardi di dollari, di Nala Renewables, fondo green che si propone d’investire circa 2 miliardi di dollari per costruire o rilevare progetti per almeno 2 Gigawatt nel solare, nell’eolico e nello storage di energia.

massimo moratti
 

Cosa c’entra dunque Trafigura con la Saras dei Moratti che ha appena chiuso il trimestre peggiore di sempre per l'industria petrolifera e della raffinazione caratterizza da margini sempre più risicati?

Nell’illustrare le ragioni del proprio investimento, il colosso del trading di materie prime ha spiegato che “mentre la domanda per il greggio e i prodotti petroliferi, e di conseguenza i margini di raffinazione, rimangono sotto pressione il sito industriale di Sarroch (di proprietà dei Moratti, ndr) è una delle maggiori e più efficienti raffinerie di petrolio d'Europa, in grado di produrre 300.000 barili al giorno da un'ampia gamma di greggio. Non vediamo l'ora di collaborare in modo costruttivo con la società come azionista di supporto”.

Sarroch è uno dei principali impianti del Vecchio Continente specializzata nella lavorazione dei petroli pesanti come quello libico e che richiedono maggiore raffinazione per essere trasformati in carburante finito. Nel cercare di interpretare la dicitura “azionista di supporto” scritta sul biglietto da visita con cui Trafigura si è presentata nel capitale del gruppo controllato al 40% dalla famiglia Moratti (Massimo detiene il 20,011% e i due figli di Gian Marco, Angelo e Gabriele hanno ognuno in portafoglio una quota del 10,005%), a Piazza Affari gli investitori che oggi sono corsi a fare incetta di titoli Saras (+9,77% a fine seduta) hanno considerato più ipotesi.

La prima è che il fatto che una società di trading abbia acquistato una quota importante significa che ha una visione positiva sui margini di raffinazione di Saras, margini che potrebbero anche rimbalzare grazie al taglio degli investimenti annunciato nei mesi scorsi dalla società per affrontare le ricadute della crisi sanitaria legata al Covid-19 e alla specificità degli impianti Saras.

La seconda è legata a considerazioni più di natura industriale. Sia sul core business petrolifero che nello specifico vede un gruppo che trasporta circa 6 milioni di barili di greggio al giorno entrare nel capitale di una delle “più efficienti raffinerie di petrolio d’Europa” e sia sulle attività di diversificazione anche green.

Saras ha iniziato a investire nella produzione di energia elettrica da eolico nel 2005 con la controllata Sardaeolica Srl, proprietaria del Parco eolico di Ulassai, nella Sardegna centro-orientale, composto da “57 aerogeneratori V80 per una potenza totale installata di 126 megawatt” e in via di potenziamento. E all’orizzonte c’è poi il piano per la produzione di biocarburanti attraverso il cosiddetto “co-processing” di oli vegetali grezzi, inviati in carica agli impianti di desolforazione gasolio, sfruttando le potenzialità esistenti degli impianti (senza necessità di interventi tecnologici), la disponibilità di idrogeno e razionalizzando la logistica. Una strategia verso la transizione energetica, utilizzando più oli vegetali, energie rinnovabili e stoccaggio del carbonio e idrogeno che ben si sposa con la mission che Trafigura si è appena data.

In Borsa, però, è saltata all’occhio anche la tempistica degli acquisti del colosso mondiale del trading. L’ingresso, infatti, è avvenuto in due fasi: un primo acquisto lo scorso 15 ottobre, quando la partecipazione è salita oltre la soglia dell'1% al 1,379% del capitale e ieri, quando il pacchetto azionario è stato incrementato sopra la soglia del 3% al 3,01%. Acquisti che sono partiti dopo che martedì 29 settembre il titolo Saras aveva toccato il minimo storico a 0,426 euro e, nelle cinque sedute successive, aveva recuperato il 20% (ora a quota 0,4966). Impennata interrotta solo dalla notizia dell'inchiesta della procura distrettuale antiterrorismo di Cagliari sull'acquisto di petrolio dell'Isis.

Il motivo? Dopo che in estate il dossier Saras era circolato sulle scrivanie di alcune banche d’affari mosse dai corsi azionari favorevoli, nelle sale operative erano iniziate a circolare insistentemente voci di un futuro cambio nell’azionariato che vedeva protagonisti la famiglia Moratti e un fondo americano impegnati a studiare un’Opa in ottica delisting. Che Trafigura quindi si sia posizionata con un blitz in ottica speculativa. Anche questo non si esclude e cosi a Piazza Affari si compra.

@andreadeugeni

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