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Economia
Scuola: per presidi aumento 400 euro netti al mese

La tanto invocata equiparazione degli stipendi dei dirigenti scolastici a quelli degli altri dirigenti pubblici finalmente sta per diventare realta'. Salvo sorprese dell'ultima ora, la bozza della manovra prevede, infatti, che venga istituito un fondo con la dotazione di 31,70 milioni di euro nel 2018 e 95,12 milioni di euro a decorrere dal 2019 da destinare alla contrattazione collettiva nazionale "al fine di armonizzare, dalla mensilita' di settembre 2018, la retribuzione di posizione dei dirigenti scolastici, per la parte fissa, a quella prevista per le rimanenti figure dirigenziali del comparto Istruzione e Ricerca". Cifre che alla fine si tradurranno in un aumento di circa 400 euro netti al mese. I sindacati di categoria per il momento restano cauti. Prima di commentare aspettano di vedere il testo della legge di bilancio.

E nel frattempo ribadiscono la necessita' di giungere alla piena equiparazione degli stipendi con quelli dell'amministrazione pubblica. "Non abbiamo nessuna possibilita' ad oggi di avere conferma di questi aumenti - dice, a margine di un incontro a Roma, Roberta Fanfarillo responsabile dei dirigenti scolastici per la Flc Cgil - Secondo la voce che e' stata diffusa si tratterebbe dell' equiparazione della retribuzione di parte fissa", ma "non sappiamo da quando". "Non abbiamo notizie certe - conferma Paola Serafin (Cisl Scuola) - abbiamo avuto anticipazioni, ora vedremo. Comunque i dirigenti scolastici dal 2010 hanno visto diminuire il loro stipendio a causa delle vicende del Fun (il Fondo Unico Nazionale degli anni scolastici 2012/13 e 2013/14 per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici).

Sono l'unica professionalita' della scuola che ha visto una diminuzione in termini reali della propria retribuzione. Gli aspetti retributivi concernono l'intero settore scuola che e' tra i piu' penalizzati della pubblica amministrazione". "Sono voci - aggiunge Rosa Cirillo (Uil Scuola) - Pertanto noi preferiamo aspettare la legge di bilancio per commentare con concretezza quello che ci viene offerto. Chiediamo la perequazione all'interno del comparto, che e' urgente e necessaria e auspichiamo un'apertura immediata del contratto per poter discutere su aspetti normativi e retributivi: l'atto di indirizzo e' scritto a maglia larga e quindi questo ci fa cautamente essere positivi". Sull'aumento di 400 euro in busta paga, conclude Maria Rita De Santis dello Snals Confsal, non "siamo pessimisti, ma scettici.

Dobbiamo vedere la legge di bilancio e le norme applicative". Ma e' attorno "al 2020 che si arrivera' a questo" risultato, "non da subito". Nella manovra viene affrontata anche un'altra questione che si trascina da tempo, quella degli "scatti" stipendiali dei professori universitari: da triennali - secondo quanto prevede la bozza del provvedimento - diventano biennali, con un incremento del fondo per il finanziamento ordinario di 60 mln per il 2018, 75 mln per il 2019, 90 mln per il 2020, 120 mln per il 2021 e 150 mln dal 2022.

Intanto, è partito il rinnovo contrattuale per i 3 milioni e 70mila dipendenti della Pubblica amministrazione: prevede, per tutti, un aumento di 85 euro lordi. Per il rinnovo 2016-2018 dei contratti di un milione e 191 mila tra docenti e amministrativi della scuola il costo a regime è indicato in 674,98 milioni di euro. Il 41 per cento dei docenti - 320 mila - guadagna meno di 25mila euro lordi l'anno e quindi, oggi, incassa il bonus mensile da 80 euro concesso da Matteo Renzi in apertura di legislatura. Con l'aumento previsto, questa larga area di docenti perderebbe il bonus: riceverebbe 85 euro per l'aumento in busta paga, ne perderebbe 80. Una beffa. C'è bisogno di risorse aggiuntive per evitarla. Alcuni sindacati, va detto, ribadiscono i loro dubbi sulla copertura degli aumenti annunciati.

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