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Economia
Tim, si riaccende la battaglia. Vivendi chiede nuova assemblea a gennaio

A Piazza Affari si riaccendono i riflettori sul titolo TelecomItalia (Tim), che oscilla tra l’1% e l’,15% di rialzo in tarda mattinata riportandosi sopra gli 0,555 euro per azione dopo che il gruppo Vivendi (primo socio col 23,94% del capitale), che fa capo a Vincent Bolloré, “ha deciso di scrivere”  al Cda “prima della fine della settimana, per spingerlo a convocare un’assemblea il più presto possibile” sia per nominare nuovi revisori, sia soprattutto “per revocare cinque dei dieci membri del Consiglio riconducibili alla lista Elliott, in particolar modo coloro che sono stati coinvolti nei problemi di governance, e proporre la nomina di cinque nuovi amministratori”.

Salvo ulteriori colpi di scena, l’assemblea chiesta da Vivendi, che in una nota si è anche lamentata dal fatto che già lo scorso il 6 dicembre il Cda abbia deciso “di non convocare un’assemblea per votare per la nomina di nuovi revisori” (decisione che “va contro tutte le regole di governance ed è fonte di disorganizzazione”), si terrà dunque entro il mese di gennaio. Secondo molti analisti la richiesta di Vivendi (che in caso di vittoria porterebbe ad un nuovo ribaltone nel Cda di Tim, con 10 membri su 15 che verrebbero nuovamente espressi dal gruppo francese) porterà finalmente ad un chiarimento tra i soci e non è escluso che in vista dell’assemblea qualcuno di questi possa incrementare la propria quota, cosa che contribuisce a far risalire l’appeal speculativo del titolo in borsa.

In attesa di capire se e chi potrebbe muoversi nel capitale di Tim a sostegno dei francesi, essendo giudicata poco verosimile un tentativo diretto di scalata da parte di Bolloré che potrebbe essere bloccato dal golden power in mano al governo italiano, piuttosto che dell’accoppiata Elliott-Cdp (socia al 4,26%) che lo scorso 4 maggio ottenne il supporto della grande maggioranza dei fondi, e di vedere eventualmente quale impatto avrebbe l’ennesimo ribaltone sul ponte di comando di Tim sul tema, politicamente delicato, dello scorporo della rete fissa così da dar vita a un gestore unico delle infrastrutture di telecomunicazione in Italia, un’ulteriore novità potrebbe giungere dall’Agenzia delle comunicazioni (Agcom).

Secondo indiscrezioni di stampa, infatti, già domani l’authority potrebbe definire un aggiornamento delle tariffe all’ingrosso per l’accesso sia alla rete in rame (Ull e SubUll) sia a quella in fibra (Fttc e Ftth) per il triennio 2018-2021. Le attese sono per un incremento delle prime, cosa che consentirebbe a Tim di preservare la redditività della propria rete in rame, ed una riduzione delle seconde. In particolare Websim si attende un calo del canone dell’Fttc (accesso della fibra tramite cabine in strada) del 20% e di quello dell’Ftth (accesso diretto nelle case degli utenti) del 17%.

Se così fosse Telecom Italia potrebbe subire una riduzione dei ricevi di “circa 35 milioni di euro”, stima che però non tiene conto di un eventuale effetto positivo sul giro d’affari “derivante dal fatto che i prezzi più bassi potrebbero incrementare il numero dei clienti” come sottolineano gli analisti di Websim, che mantengono sul titolo una valutazione “interessante” con un target price di 0,82 euro per azione. L’ipotesi di un riequilibrio delle tariffe rame/fibra piace anche agli analisti di Equita Sim, che commentano: “sulla customer base di oggi vediamo un impatto neutrale sui conti di Tim, in quanto la base clienti Fttce Ftth è ancora circa il 40% di quella che usa l’Ull”.

Col progressivo passaggio della clientela wholesale alla fibra Fttc secondo Equita Sim (che su Tim esprime un “buy” con target price di 0,64 euro) “il nuovo differenziale di prezzo consente ancora di prevedere una stabilità o leggero incremento dei ricavi wholesale”. Piuttosto, aggiungono gli esperti, sarà da verificare “se e come sarà normato Open Fiber, che oggi opera liberamente sui prezzi pur avendo in alcune zone geografiche una posizione di mercato comparabile” a quella dell’ex monopolista telefonico italiano.

Insomma: tra possibili movimenti nel capitale, che avrebbero probabilmente anche un impatto diretto sul tema dello scorporo e valutazione della rete fissa di Telecom Italia e del suo possibile conferimento ad una Newco in cui confluirebbero anche le reti di Open Fiber, e aggiornamenti dello scenario tariffario e normativo, per Tim la fine dell’anno potrebbe riservare qualche fuoco d’artificio anche in borsa.

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