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Economia
Signori De Benedetti, telefonatevi. Costa di meno, a tutti

Francamente da uno dei nomi di punta dell’imprenditoria italiana, quello di Carlo De Benedetti, che dice tanto male dei politici italiani, non ci aspettavamo una guerra padre-figli a mezzo Ansa. Di faide familiari, la storia del capitalismo italiano è pieno. Ma, a memoria, uno scambio di accuse e di critiche fra diretti consanguinei così crudo e tagliente, tutto messo in piazza, non lo ricordiamo. Mentre il sottostante, cosa ancor più grave, non è - con tutto il rispetto parlando - una ferriera, ma il quotidiano, pieno di validi giornalisti, che si ritiene essere il punto di riferimento della nuova classe dirigente della moderna sinistra.

Sono più miasmi da fogna, che spunti di riflessione o analisi che portano valore aggiunto a una comunità di lettori elevare, provenienti da un gruppo editoriale baluardo contro l’avanzata dei sovranismi. Intanto, le malelingue  dicono che il neo direttore Carlo Verdelli detesti Roma, la città che ospita un gruppo editoriale dal dna profondamente capitolino e che stia spesso chiuso nel suo ufficio, ad assistere impotente alla continua emorragia di copie. E c’è chi, a Via Cristoforo Colombo, per consolarsi guarda al Corriere, dove anche il demiurgo Cairo da maggio ha dovuto registrare uno stop della pubblicità.

Trovo bizzarre le dichiarazioni di mio figlio Rodolfo. È lo stessa persona che ha trattato la vendita del gruppo Espresso a Cattaneo e Marsaglia. La gestione sua e di suo fratello Marco hanno determinato il crollo del valore della azienda e la mancanza di qualsiasi prospettiva, concentrandosi esclusivamente sulla ricerca di un compratore visto che non hanno né competenza. Né passione per fare gli editori”, ha sentenziato ieri sera De Benedetti sr nella controreplica all’Ansa alle dichiarazioni del figlio Rodolfo accusandolo di “aver distrutto valore”.

Ma Ingegnere, alzare il velo su una gestione a suo dire molto deficitaria non è forse anche questo distruggere valore nel lungo periodo? 
E fare una cena sabato sera a quattrocchi con i figli per risolvere in maniera franca tutti i conflitti, senza dover sparare strong opinion sul sangue del suo stesso sangue a mezzo agenzia? 

Quando emergono spaccati di vita familiare e aziendale come questi, di questi finti editori, si capisce quanto poco elegante ed etico sia il contesto in cui si trovano ad operare i giornalisti che pure oggi hanno ribadito il loro impegno a "salvaguardare - è la nota del Cdr di Repubblica - i valori e il lavoro quotidiano di una redazione che, sin dalla sua fondazione, ha contribuito a scrivere una delle pagine più importanti della storia civile e politica del Paese". Purtroppo, non ci sono più le sacre istituzioni del passato come l'editoria, ma solo business e quote azionarie da far apprezzare.

twitter11@andreadeugeni

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    carlo de benedetti




    
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