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Economia

Sorgenia Spa entra nel vivo della corsa per il nuovo riassetto; un gioco di troni che vede i principali creditori del gruppo energetico, le principali banche italiane che hanno acquisito il controllo economico della società di De Benedetti quattro anni fa (Mps, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Unicredit e Ubi Banca), puntare ad un nuovo cambiamento dell'azionariato.

L'advisor Lazard aveva fissato per lunedì scorso il termine per la presentazione delle manifestazioni d'interessi e ora gli istituti decideranno il prossimo assetto del gruppo energetico. Uno stravolgimento ai vertici azionari che non necessariamente porterà le banche a perdere il controllo della società.

Scelta che comunque seguirà a varie valutazioni del caso, dalle prospettive di crescita futura della società (tenendo conto della riduzione del debito da 1,7 miliardi a 630 milioni acquisendo un utile di 44 milioni nel 2017 con l'attuale manager Gianfilippo Mancini) ad analisi prettamente economiche, vista la cifra di 400 milioni dichiarata dalle banche per quanto riguarda l'equity delal società.

Un risiko di proposte e di interessi che portano Sorgenia ad essere sotto il mirino di diversi pretendenti: da una parte A2A guidata da Valerio Camerano, la cui multiutility potrebbe trovare con i cechi di Eph guidati da Daniel Kretinsky (che ha rilevato negli anni scorsi varie attività tra cui E.On in Italia e ha acquisito il 49% di Le Monde) un accordo per cui al gruppo ceco andrebbero le quattro centrali a ciclo combinato e ad A2A i 300.000 clienti di Sorgenia e il solo impianto di Lodi.
A contendersi le quote azionarie del gruppo energetico ci sarebbe anche il colosso tedesco Rwe (advisor Citi) seguito a ruota da altri grossi fondi internazionali come Blackstone o Cvc; infine si vocifera anche il nome di F2i, che non avrebbe presentato alcuna manifestazione di interesse ma starebbe comunque esaminando attentamente i dossier.

Quel che è certo è il difficile esito della partita, che potrebbe risolversi anche con un nulla di fatto. Il momento sembrerebbe favorevole per pensare ad un riassetto ma permangono dubbi  e perplessità sul capacity market, meccanismo che permette ai fornitori di capacità elettrica di ottenere una remunerazione supplementare, che si aggiunge alle entrate ottenute dalla vendita di elettricità sul mercato, in cambio del mantenimento della capacità esistente o dell’investimento in capacità nuova.

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