Spesa media famiglie 2.571€ al mese.Le "ricche" oltre 5 volte più delle povere - Affaritaliani.it

Economia

Spesa media famiglie 2.571€ al mese.Le "ricche" oltre 5 volte più delle povere

Nel 2018, la stima della spesa media mensile per consumi delle famiglie residenti in Italia e' pari a 2.571 euro in valori correnti, stabile rispetto all'anno precedente. Lo rileva l'Istat nel report 'Le spese per i consumi delle famiglie'. La meta' delle famiglie spende piu' di 2.153 euro al mese. Pur in attenuazione, restano ampi i divari territoriali. Il differenziale maggiore e' tra Nord-ovest e Isole (circa 800 euro). Le famiglie che vivono in una abitazione in affitto destinano oltre un quinto della loro spesa complessiva al pagamento del canone. 

Nel 2018 si e' dunque invertito il trend di aumento della disuguaglianza complessiva registrato negli ultimi anni. Contestualmente, pero', si e' anche invertita la moderata dinamica positiva delle spese per consumi in termini reali, e quindi a prezzi costanti, registrata nello stesso arco temporale. Infatti, spiega l'Istat, deflazionando le spese per tenere conto della dinamica inflazionistica per classi di spesa delle famiglie, solo le famiglie appartenenti al primo quinto mostrano un quadro sostanzialmente stabile delle proprie spese equivalenti (con un modesto e non significativo +0,5%), nonostante il loro tasso di inflazione specifico sia stato il piu' elevato (+1,5% contro una media nazionale di +1,2%).

Tutte le famiglie appartenenti agli altri quinti hanno invece diminuito le proprie spese per consumi in termini reali, in particolare le famiglie piu' benestanti (-2,4% il quinto piu' elevato, rispetto a una media nazionale pari a -1,3%); le famiglie del secondo quinto segnano -1,0%, quelle del terzo -0,6% e quelle del quarto -0,8%. Estendendo l'analisi a partire dal 2013, anno di picco negativo dei consumi delle famiglie dopo il quale si e' registrato un periodo di moderata crescita positiva dei consumi reali, la situazione cambia.

Ancora tenendo conto della dinamica inflazionistica differenziata per classi di spesa delle famiglie, nonostante l'incremento dei prezzi sia stato meno accentuato per le classi di spesa piu' basse (per il primo quinto, +2,2% nel 2018 rispetto al 2013) che per le classi di spesa piu' elevate (+3,3% per l'ultimo), i primi due quinti delle famiglie hanno diminuito la propria spesa in termini reali (-1,6% il primo, -0,6% il secondo), il terzo e il quarto quinto l'hanno aumentata all'incirca dell'1% (rispettivamente, +0,9% e +1,2%) mentre le famiglie appartenenti al quinto piu' elevato hanno aumentato le spese equivalenti reali del 3,5%, e sono le uniche a registrare un aumento maggiore rispetto alla media nazionale (+1,6%).

La diminuzione della disuguaglianza osservata tra il 2017 e il 2018 non compensa, quindi, il suo generale aumento in atto a partire dal 2013, accentuatosi in particolare tra il 2016 e il 2017 (quando le spese equivalenti del primo quinto erano diminuite del 3,6% e quelle del quinto piu' elevato erano aumentate dell'1,7% in termini reali).

Tenendo conto dell'intero periodo a partire dal 2013, la moderata dinamica positiva delle spese equivalenti per consumi in termini reali e', quindi, in larga misura determinata dalle famiglie con maggiore capacita' di spesa (ultimo quinto) mentre le famiglie con spese basse (primo quinto) e medio-basse (secondo quinto) hanno visto, con l'eccezione del 2018 per il solo primo quinto, peggiorare la propria situazione e quelle con spese medie (terzo quinto) e medio-alte (quarto quinto) l'hanno leggermente migliorata (sebbene in misura inferiore alla media nazionale). 

RESTANO AMPI I DIVARI TERRITORIALI: Nel Nord-ovest si spendono mediamente, in termini assoluti, circa 800 euro in piu' che nelle Isole, e cioe' il 38,6% in piu' in termini relativi, ma il divario scende sotto il 40% per la prima volta dal 2009 (nel 2017 era al 45%). A pesare di piu' sulle spese delle famiglie nel Sud e nelle Isole, dove le disponibilita' economiche sono generalmente minori, le voci destinate al soddisfacimento dei bisogni primari, quali ad esempio quelle per i beni alimentari: rispetto alla media nazionale (18,0%), la quota per la spesa alimentare e' il 22,9% nel Sud e il 21,3% nelle Isole, mentre nel Nord-est si ferma al 16,0%.

Le regioni con la spesa media mensile piu' elevata sono Lombardia (3.020 euro), Valle d'Aosta (3.018 euro) e Trentino-Alto Adige (2.945 euro); in particolare, nel Trentino-Alto Adige si registrano, rispetto al resto del Paese, le quote piu' elevate di spesa per Servizi ricettivi e di ristorazione (6,2% contro il 5,1% di media nazionale) e per Beni e servizi ricreativi, spettacoli e cultura (6,1% contro il 5,0%). La Calabria si conferma la regione con la spesa piu' contenuta, pari a 1.902 euro (1.118 euro meno della Lombardia), seguita dalla Sicilia (2.036 euro mensili).

In Calabria la quota di spesa destinata a prodotti alimentari e bevande analcoliche raggiunge il 23,4%, l'incidenza piu' alta dopo quella registrata in Campania (23,8%). I livelli e la composizione della spesa variano a seconda della tipologia del comune di residenza. Anche nel 2018, nei comuni centro delle aree metropolitane le famiglie spendono di piu': 2.866 euro mensili, +228 euro rispetto alle famiglie residenti nei comuni periferici delle aree metropolitane e in quelli con almeno 50mila abitanti e +417 euro rispetto alle famiglie residenti nei comuni fino a 50mila abitanti che non appartengono alla cerchia periferica delle aree metropolitane.

Nei comuni centro di area metropolitana si registra la piu' bassa quota destinata ad Alimentari e bevande analcoliche (15,0%, contro 19,1% dei comuni periferia delle aree metropolitane e fino a 50mila abitanti); lo stesso vale per le quote di spesa destinate ad Abbigliamento e calzature (rispettivamente, 4,0% e 4,8%) e Trasporti (8,7% contro 12,4%). Al contrario, nei comuni centro di area metropolitana le quote piu' elevate di spesa si registrano per Abitazione, acqua, elettricita', gas e altri combustibili (41,2%, molto sopra il dato medio nazionale, contro 33,0% dei comuni periferici delle aree metropolitane e fino a 50mila abitanti) e per Servizi ricettivi e di ristorazione (rispettivamente, 5,6% e 4,8%). Le quote di spesa destinate alle altre tipologie di beni e servizi non registrano, invece, particolari differenze al variare del tipo di comune di residenza. 

LE FAMIGLIE TAGLIANO VESTITI E SCARPE: La spesa per visite mediche e accertamenti periodici, in larga misura incomprimibile, e' quella sulla quale le famiglie hanno agito meno per provare a limitare l'esborso. Tra quante un anno prima dell'intervista sostenevano gia' questa spesa, soltanto il 16,1% dichiara infatti di aver speso meno, peraltro con forti differenziazioni territoriali: il 10,1% nel Nord, il 17,9% nel Centro e il 24,1% nel Mezzogiorno.

Per contro, il 6,1% delle famiglie dichiara di aver aumentato la spesa sanitaria. Inoltre, tra le famiglie che un anno prima non sostenevano spese per sanita', si stima una piccola quota (meno di una su cinque) che dichiara di aver iniziato nel corso del 2018 a spendere per visite mediche e accertamenti periodici di prevenzione. Tra le famiglie che gia' sostenevano spese per carburanti, il 71,8% non ha mutato il proprio comportamento di spesa (77,2% nel Nord, 64,0% nel Mezzogiorno); il 25,1% ha, invece, provato a limitare questa voce.

La voce di spesa che le famiglie cercano maggiormente di contenere e', nel 2018, quella per abbigliamento e calzature. Quasi la meta' (48,9%) di quante acquistavano gia' questi beni un anno prima dell'intervista ha infatti modificato le proprie abitudini, provando a limitare la spesa, anche in questo caso con forti differenziazioni territoriali: si prova a risparmiare di piu' nel Mezzogiorno (62,7%) rispetto al Centro (47,6%) e soprattutto al Nord (40,3%). Il 39,3% delle famiglie che gia' sostenevano spese per viaggi e vacanze ha provato a ridurle, con un massimo del 53,9% nel Mezzogiorno.

Tale spesa e' comunque, tra le voci considerate, quella con la minore percentuale di famiglie che la sostenevano gia' un anno prima (poco piu' di una famiglia su due). Rispetto a un anno prima dell'intervista, due terzi delle famiglie non hanno modificato le proprie abitudini in fatto di spesa alimentare (il 72,2% nel Nord, il 56,8% nel Mezzogiorno).