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Economia
Spread, colpa di chi viola le regole: Draghi si schiera ancora con Juncker

"La mancanza di un consolidamento fiscale nei paesi con alto debito pubblico aumenta la loro vulnerabilità agli shock, sia che questi siano prodotti autonomamente mettendo in questione le regole dell'architettura dell'Unione Europea che siano importanti attraverso un contagio finanziario. Sino ad ora l'aumento degli spread e' stato in larga misura limitato al primo caso e il contagio fra paesi e' stato modesto": questo il richiamo sui conti pubblici lanciato dal presidente della Bce, Mario Draghi, che senza menzionare direttamente l'Italia, sembra orientato proprio al suo governo in pieno braccio di ferro con la Commissione europea sulla manovra.

Mario Draghi ape

 

"Questi sviluppi - ha aggiunto il presidente della Bce nel corso del suo intervento allo European Banking Congress a Francoforte - si traducono in condizioni più restrittive per i finanziamenti bancari all'economia reale. A oggi, sebbene un qualche riprezzamento al rialzo dei prestiti bancari si sia verificato laddove l'aumento degli spread e' stato piu' significativo, nel complesso i costi complessivi dei finanziamenti bancari rimangono vicini ai minimi storici nella maggior parte dei paesi, grazie a una base di depositi stabili. Per proteggere le famiglie e le imprese dall'aumento dei tassi, i paesi ad alto debito non dovrebbero aumentare ulteriormente il loro debito e tutti i paesi dovrebbero rispettare le regole dell'Unione".

tajani juncker
 

Per quanto riguarda il deteriorarsi della congiuntura economica europea, Draghi ha spiegato che "cio' e' dovuto a diversi fattori come il colpo di freno alla produzione di auto (dopo i nuovi standard sulle emissioni) e la disputa commerciale a livello globale". Parlando delle cause di rallentamento della crescita, Draghi ha spiegato che la prima e' un fattore "una tantum": "Nella prima meta' del 2018, il clima, le malattie e l'azione industriale hanno influenzato la produzione in diversi paesi. E nel terzo trimestre abbiamo assistito a un'interruzione significativa della produzione di auto creata dall'introduzione di nuovi standard sulle emissioni dei veicoli il 1 settembre". "Ma questo effetto dovrebbe essere temporaneo. A mano a mano che il backlog di test si risolve - ha spiegato - la produzione di automobili dovrebbe tornare alla normalita' entro la fine dell'anno e l'effetto sulla produzione dovrebbe dissiparsi".

di maio tria ape
 

"La seconda fonte del rallentamento e' stata la crescita commerciale piu' debole, che e' piu' ampia" ha proseguito Draghi spiegando che "stiamo assistendo a un rallentamento a lungo termine del commercio mondiale. Alcuni dei fattori che in precedenza hanno guidato la sua rapida espansione, come la liberalizzazione del commercio e la creazione di catene del valore globali, sono diminuiti dopo la crisi finanziaria. Stiamo anche assistendo ad una correzione ciclica della forte crescita commerciale registrata lo scorso anno. Le dinamiche del commercio si stanno normalizzando mentre la crescita globale si ritira verso il potenziale".

"Nella misura in cui il commercio mondiale si stabilizza a un livello inferiore, la sua resistenza alla crescita potrebbe anche essere temporanea. Ma ci sono due condizioni che potrebbero renderlo piu' duraturo. La prima e' se l'incertezza del commercio aumenta e smorza la performance delle esportazioni dell'area dell'euro, in particolare a causa del protezionismo. L'accordo commerciale preliminare raggiunto tra Stati Uniti, Canada e Messico riduce alcune incertezze, ma permangono altre controversie. Alcuni indicatori suggeriscono che cio' sta alimentando le prospettive commerciali" ha detto Draghi, aggiungendo che "la seconda condizione e' se l'incertezza sulla domanda esterna si riversa nella domanda interna attraverso canali di fiducia e di investimento".

Per ora, ammette il presidente dell'Eurotower, "ci sono poche prove tangibili che la moderazione della crescita abbia influito sugli investimenti delle imprese. Ma vi sono alcune prove del fatto che quelle imprese dell'area dell'euro che hanno maggiori probabilita' di essere influenzate dalle tariffe proposte hanno ridotto il loro tasso di spesa in conto capitale. Inoltre, il rallentamento delle importazioni ha colpito in particolare i beni capitali e intermedi, il che potrebbe indicare che le imprese stanno ridimensionando le loro decisioni di investimento".

Quindi "dobbiamo monitorare attentamente questi rischi commerciali nei prossimi mesi. Tuttavia, riteniamo ancora che i rischi complessivi per le prospettive di crescita siano ampiamente bilanciati, in gran parte perche' permangono i fattori alla base della domanda interna". Infine, se il rallentamento economico dovesse tradursi in un calo della liquidita' o di un peggioramento dell'outlook dell'inflazione vi potrebbe essere "un aggiustamento del percorso previsto per l'aumento dei tassi d'interesse". In occasione dell'ultima riunione di ottobre, il consiglio direttivo della Bce ha convenuto di mantenere invariata la forward guidance che prevede la fine del Qe a dicembre e tassi sui livelli attuali almeno fino all'estate 2019. Quadro dunque che potrebbe cambiare.

Draghi: in 5 anni creato un milione di posti di lavoro in Italia - “Nel corso degli ultimi cinque anni, l’occupazione nell’area euro è cresciuta di 9,5 milioni di posti di lavoro, aumentato di 2,6 milioni di impieghi in Germania, 2,1 milioni in Spagna e 1 milione in Francia e in Italia“: sono le cifre fornite da Draghi allo European Banking Congress a Francoforte. “Questa crescita è simile a quella registrata nei cinque anni prima della crisi quando l’occupazione è cresciuta di 10 milioni di posti di lavoro. In quel periodo tuttavia, circa il 70% della crescita dell’occupazione è stata registrata nell’età primaria”, cioè quella compresa tra i 25 e i 54 anni. Dal 2013 in poi invece oltre il 70% della crescita dell’occupazione ha riguardato la fascia di età compresa fra i 55 e i 74 anni. Questo riflette in parte l’impatto delle riforme strutturali, come quella ai sistemi pensionistici“.

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