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Economia
Spread, finisce subito l'effetto S&P. Occhi del mercato sul Pil del trimestre

Si esaurisce a fine giornata l'effetto Standard&Poor's (che ha confermato venerdì a mercati chiusi il rating dell'Italia) sull'andamento dello spread Btp-Bund. Dopo aver aperto a 254 punti, sul mercato secondario il differenziale di rendimento fra i decennali italiani e tedeschi è tornato a salire raggiungendo la stessa quota dello scorso fine settimana (venerdì aveva avviato le negoziazioni a quota 270 e chiudendo a 259), 258 punti base con un rendimento del 2,79%.

borsa
 

Fra gli operatori finanziari dopo essersi ricoperti sui Btp, scaricati la scorsa settimana per il timore di un downgrade imminente, sono tornate a prevalere le considerazioni strutturali sul merito di credito dell'italia che a questi livelli (basta guardare come tratta il differenzziale dei decennali spagnoli e portoghesi) sconta già un livello di rating più basso di quello attuale (un ultimo knock prima di perdere l'investment grade). 

Peggioramento delle condizioni dell'economia (oggi gli indici sulla fiducia nell'andamento economico e nel clima degli affari nell'eurozona) e aumento della litigiosità nel governo Conte, che con le Europee alle porte rischia di immobilizzare l'attività dell'esecutivo, hanno spinto gli operatori a tornare a maneggiare con cautela i Btp, titoli che domani risentiranno in positivo o negativo della pubblicazione da parte dell'Istat delle stime preliminari sulla crescita del Pil nel primo trimestre.

I primi tre mesi dell'anno sono tradizionalmente quelli più freddi dell'anno nell'attività economica, ma secondo la Banca d'Italia, l'andamento del Pil dovrebbe segnare un timido +0,1% dovuto alla dinamica positiva dell'industria e che segnerebbe l'immediata uscita del nostro Paese dalla recessione tecnica del secondo semestre dello scorso anno. 

Ma il sollievo potrebbe esser destinato ad essere di breve durata. Sull’Italia resta infatti la spada di Damocle della possibile apertura da parte della Commissione europea a giugno di una procedura per debito eccessivo e un possibile declassamento del rating da parte di S&P's alla prossima revisione del merito di credito sull'Italiia prevista per il 26 ottobre visto che l’outlook resta negativo.

L'effetto grazia di S&P si è fatto vedere solo sull'azionario italiano: a Piazza Affari (+0,23%), debole nella prima parte della giornata, il Ftse Mib ha trovato lo spunto per chiudere in positivo grazie alle banche (+3,6% Banco Bpm, +3,48% Ubi, +2,4% Unicredit, +2,06% Intesa). Seduta interlocutoria invece per le altre Borse europee che solo nel finale si sono scrollate di dosso la delusione per il calo degli indici sulla fiducia Ue e hanno imboccato la via di modesti aumenti (Parigi +0,21%, Francoforte +0,1% e Londra +0,2% circa).

Sulla parità, dopo i cali precedenti, Madrid, indebolita dalle incertezze sulla formazione del nuovo governo, dopo l'esito elettorale in linea con le previsioni (vittoria delle sinistre, Psoe e Podemos). Tornando a Milano, in discesa le utility, complice il generalizzato rallentamento del comparto in Europa, e i petroliferi (Eni -1,59%, Tenaris al quarto ribasso consecutivo con un -0,76%), sulla scia del ribasso del greggio (-0,3% il Wti a giugno, -0,1% il Brent di pari scadenza), dopo che il presidente americano Donald Trump ha fatto pressioni sui Paesi Opec affinche' incrementino la produzione per compensare la minore offerta iraniana a causa delle sanzioni.

Giù Juventus (-1,99%) e prese di beneficio su Finecobank (-1,87%), dopo il rialzo del 2% circa di venerdì scorso e in vista della pubblicazione dei conti, il 7 maggio. Sul fronte dei cambi, l'euro si attesta poco mosso a 1,1167 dollari (1,1162 in avvio e venerdì). La moneta unica vale 124,915 yen (124,75 yen in avvio e 124,46 venerdi').

 

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