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Economia
Spread, l'Italia ripiomba nella febbre da Btp. Siamo tornati a prima di Monti

Dopo cinque anni di bel tempo, sui titoli di Stato italiani tornano ad addensarsi minacciose nubi oscure. Complice l'avvicinarsi delle elezioni olandesi (il 15 marzo prossimo), francesi (dal 23 aprile al 7 maggio) e tedesche (24 settembre), il differenziale di rendimenti tra Btp e Bund, ma anche Bonos, torna a salire. Le ultime, bellicose, dichiarazioni su un'eventuale uscita dall'euro e dalla Nato da parte della candidata all'Eliseo Marine Le Pen, l'entusiasmo "pro Trump" del leader dell'ultradestra euroscettico e sovranista Geert Wilders e da ultimo le dichiarazioni di Angela Merkel su una possibile Europa a "doppia velocità" congiurano tutte contro il debito pubblico italiano, tanto che gli "squali" di Wall Street avrebbero già fiutato odore di sangue.

Gli hedge fund, secondo qualche operatore, stanno già comprando spread, vendendo titoli di Stato italiani e acquistando titoli di Stato tedeschi. Del resto "sparare" contro i Btp tricolori, nonostante l'impegno della Bce di Mario Draghi, che oggi davanti al Parlamento europeo ha rievocato lo spirito di Maastricht invitando i Paesi membri della Ue a "stare uniti in tempi difficili", sottolineando di guardare "con preoccupazione annunci di potenziali misure protezionistiche" che squasserebbero un'Europa "fondata sul libero scambio", rischia di essere un gioco fin troppo facile.

Contro i Btp, che stasera vedono il rendimento del decennale salire al 2,39%, mentre i Bund di pari durata vedono scendere il rendimento allo 0,38% col risultato che lo spread vola al 2,01% (oltre i 200 punti, al top dal 2014), giocano una serie di fattori. Anzitutto nell'arco del 2017 la Repubblica Italiana deve rifinanziare 260 miliardi di euro di debito in scadenza, cui si aggiungeranno altre decine di miliardi per sostenere il nuovo deficit (e non farà molta differenza fare o meno la "manovrina" correttiva da 3 miliardi che la Commissione Ue chiede e che il governo italiano già fatica a varare).

Poi le banche, tradizionali acquirenti di titoli di Stato, restano impegnate nel tentativo di alleggerirsi di troppe centinaia di miliardi di crediti deteriorati accumulatisi in questi anni nelle pieghe dei bilanci e a ricapitalizzarsi, mentre la rivoluzione fintech (e la stessa Bce col suo "quantitative easing") contribuisce a mantenere sotto pressione i margini reddituali, imponendo ai manager di ripensare seriamente il modello operativo degli istituti e varare nuovi piani che porteranno tra i 3.250 e i 7.00 sportelli in meno nel giro dei prossimi 4-5 anni (ma c'è anche chi parla di 10 mila sportelli in meno nei prossimi 10 anni).

(Segue: come scommettere sull'allargamento dello spread e guadagnare sui mercati...)

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