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Economia
Srm (Intesa Sanpaolo): passa per l'economia del mare lo sviluppo della Sicilia

La Sicilia può svolgere un ruolo strategico per lo sviluppo dell’economia del mare nazionale. Non solo per la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, ma soprattutto per gli scambi commerciali via mare, pari ad oltre l’80% delle sue merci, e per il ruolo del porto di Palermo nell’ambito del traffico Ro-Ro, un modo di trasporto fortemente votato al rispetto dell’ambiente ed alla sostenibilità.  La Sicilia si rileva inoltre un’importante piattaforma di riferimento per i traffici energetici del Paese, con un sistema portuale che rappresenta il 23% dell’Italia ed il 50% del Mezzogiorno in termini di rinfuse liquide, parametro chiave per individuare le grandi rotte del petrolio e dei prodotti chimici. Ma per cogliere a pieno le opportunità di un Mediterraneo che sta diventando sempre più centrale nei traffici mondiali dovrà necessariamente puntare sia su maggiori investimenti in infrastrutture e logistica, sia sull’internazionalizzazione del sistema produttivo, le due chiavi dello sviluppo dell’isola secondo un Report sull’economia del mare di Srm, il Centro studi legato ad Intesa Sanpaolo.  

Crociere e passeggeri. E’ uno dei settori trainanti dell’economia. Il porto di Palermo è settimo in Italia per numero di persone movimentate (circa 500mila), una posizione dovuta al fatto che le crociere godono del vantaggio competitivo della maggiore destagionalizzazione rispetto ad altre zone d’Italia e d’Europa. Nei mesi estivi vi sono concentrati infatti soltanto il 40% circa dei turisti contro il 53% della media Italia. Anche le previsioni per il futuro appaiono positive. Soprattutto in vista dell’interesse mostrato dagli investitori internazionali, tra cui il gruppo turco Global Port Holdings che ha recentemente manifestato interesse per lo sviluppo del terminal palermitano. Andrebbe però creato un porto-capolinea capace di far sostare più a lungo le navi (attualmente è sulle 4/6 ore al giorno, che potrebbero salire a 9). Anche perché le crociere a Palermo già godono di un impatto significativo sul territorio, con una ricaduta economica di 16,6 milioni di euro. Una sosta più lunga sul territorio potrebbe garantire però maggiori entrate.

Trend merci e Ro-Ro. Il traffico merci nel 2017 ha raggiunto i 7 milioni di tonnellate di merci con un +3,8% nell’ultimo anno. L’analisi della struttura del traffico merci evidenzia la vocazione Ro-Ro del porto di Palermo con oltre 6 milioni di tonnellate al 2017 (90% del totale) e con un peso del 6,2% sul traffico nazionale e del 12% su quello del Mezzogiorno. Attraverso le Autostrade del Mare, poi, Palermo si collega con Genova, Civitavecchia, Napoli, Livorno, Salerno, Tunisi, Barcellona e isole minori. Da qui, secondo il report di Srm, la necessità che il sistema porti “Palermo-Termini Imerese-Trapani-Porto Empedocle” si consolidi nella sua naturale vocazione di casello della linea Tirrenica Nord-Sud. Anche perché la Sicilia ha la forte propensione all’Energy, un settore che potrebbe assistere a nuovi cambiamenti e nuovo impulso grazie all’attenzione che il mondo sta riservando al Gnl e nuovi spazi potrebbero aprirsi per quei siti dove già esiste una struttura produttiva e di trasporto funzionante. Già oggi infatti l’88% del suo import/export via mare è costituito dall’Energy; un andamento che fa della Sicilia la seconda regione  in Italia con 42,2 milioni di tonnellate (23% dell’Italia) di traffico di rinfuse liquide dopo il Friuli Venezia Giulia.

                                                                                                                                                                   Le Zes, un’altra possibile leva competitiva. Secondo Srm, la recente normativa sulle Zes nel Mezzogiorno potrebbe contribuire a dare ulteriore impulso allo sviluppo del porto e all’intera economia della regione dove potrebbero nascere due-tre zone speciali sulle otto previste nel Mezzogiorno. A tale proposito, gli analisti di Srm rilevano che anche per la Sicilia le risorse pubbliche potranno avere un effetto moltiplicativo di 1 a 3: ogni euro pubblico di credito di imposta ne attiva ulteriori 2 privati. Un’analisi svolta su un panel di free zone evidenzia inoltre un aumento dell’export del 40% in più rispetto a quello generato sul territorio. 

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