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Economia
Srm (Intesa Sanpaolo), le relazioni commerciali sempre più dipendenti dal mare

Tra il 2019 e il 2023 il commercio marittimo crescerà ad una media annua del 3,8%. L’Asia dominerà l’attività di movimentazione di container, rappresentando quasi i due terzi del totale globale: solo in Cina ne sono stati registrati nel 2018 circa 240 milioni. Per effetto della Trade War tra Stati Uniti e Cina, le esportazioni in container dal Paese del Dragone verso gli Usa sono diminuite dell’8,2% nel primo trimestre del 2019 e le stime rilevano che un’ulteriore escalation del fenomeno potrebbe comportare una riduzione dei volumi transpacifici in direzione Est di un ulteriore 8% per la fine dell’anno. La Belt & Road Initiative aumenterà invece il Pil mondiale entro il 2040 di 7,1 trilioni di dollari l’anno, pari a una crescita del 4,2% annuo. Aumentano anche i traffici in transito per il Canale di Suez: oltre 18 mila navi e 983,4 milioni di tonnellate di merci transitate. Infine, l’era del gigantismo proseguirà anche in futuro. Nei prossimi tre anni, nel segmento 10mila-23mila Teu verranno inaugurate 133 nuove navi e 45 di queste saranno nella fascia 18mla-23mila. E’ quanto rileva il rapporto sui nuovi scenari nel Mediterraneo di Italian maritime economy di Srm (Intesa Sanpaolo) in corso di presentazione a Napoli.

Secondo gli analisti di Srm, In Italia cresce la componente internazionale del trasporto marittimo. Il valore degli scambi commerciali via mare del Bel Paese è stato pari a 253,7 miliardi di euro. Il mare assorbe dunque il 37% dell’interscambio italiano con la Cina che è il principale Paese fornitore: con 22,4 miliardi rappresenta il 17% di tutto l’import via mare tricolore. Il primo Paese cliente per modalità marittima restano però gli Usa che con 27,7 miliardi di euro concentrano il 23% del export italiano. Il rapporto rileva inoltre che in Italia è ancora basso l’utilizzo dell’intermodale; su un panel di imprese intervistate, l’81% fa ricorso al mezzo gommato per raggiungere i porti. Srm ha stimato che se il nostro Paese effettuasse investimenti portuali tali da comportare un aumento della capacità e di attrazione del traffico dei nostri porti del 10%, ciò genererebbe un impatto sul valore aggiunto prodotto dalla filiera marittima pari a ulteriori 3,2 miliardi di euro.

Massimo Deandreis, direttore generale di Srm (nella foto), rileva che “Il Mediterraneo sta ritrovando la sua centralità nell’economia marittima e l’Italia ha ora una grande opportunità: quella di trasformare il suo posizionamento geo-economico in un vero vantaggio competitivo, anche per attrarre nuovi investitori. Ma occorre puntare con decisione sul binomio logistica-portualità, investendo in infrastrutture materiali, intermodalità e tecnologie. Il Mezzogiorno in questo scenario ha una grande opportunità di sviluppo in cui si inseriscono le Zes, strumento che va ora reso operativo senza indugi e con convinzione”.

Anche per Francesco Guido, direttore regionale Sud di Intesa Sanpaolo,  l’economia marittima è un asset fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno. “E’ però fondamentale che ci sia un coerente impegno non soltanto negli adeguamenti infrastrutturali per migliorarne la competitività ma anche e soprattutto nel cogliere le opportunità straordinarie presenti nelle Zes. Troppo spesso se ne sottolineano gli ambiti di perfettibilità e non le potenzialità. Intesa Sanpaolo è impegnata ad accompagnare lo sviluppo delle Zes con un plafond di 1,5 miliardi così come nell’opera di attrazione di investimenti italiani ed esteri. Evidentemente allo stesso tempo è necessario che si intensifichi la proiezione dei nostri imprenditori verso l’internazionalizzazione, che è allo stesso tempo necessità e opportunità di profitto e di sviluppo per l’intero Mezzogiorno”.

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