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Economia

Il commissario europeo Gunther Oettinger (inizialmente incaricato di seguire il settore energia, è poi passato all’economia e società digitali approdando infine al bilancio e risorse umane) è unanimamente considerato un “falco” che non le manda a dire, a costo di fare gaffes a ripetizione. Cosa che gli riesce particolarmente bene con l’Italia. Nel 2003 la definì un paese “intrinsecamente ingovernabile” al pari di Bulgaria e Romania, nel 2011 suggerì di esporre le bandiere dei paesi sotto proceduta per deficit eccessivo (come l’Italia) a mezzasta davanti alla sede delle istituzioni europee, lo scorso anno provò a suggerire: “I mercati insegneranno agli italiani come votare”, ma il risultato non deve essere stato quello che aveva in mente. 

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Così ora prova a suggerire: “L’Italia non dovrebbe essere un rischio per l’Europa” ed è necessario “convincere gli italiani a definire un bilancio di cui possano assumersi la responsabilità, senza mettere gli altri paesi europei nella posizione di rischio”. Anche a costo di aprire una nuova procedura di infrazione contro l’Italia come la Commissione Ue suggerirà all’Ecofin del 9 luglio prossimo. Ma come potrebbe l’Italia arrivare a definire un bilancio “virtuoso”? Prendendo ad esempio, suggerisce Oettinger, la ricetta greca, che ha consentito al paese, dopo otto anni di recessione, di tornare a crescere da un paio d’anni.

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Ipotesi che il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha subito respinto notando come l’economia italiana non sia “comparabile con quella della Grecia”. La differenza tra le due economie, aggiunge Tria, “non si può misurare sullo spread. Sono misure importanti ma riguardano da un lato il terzo paese europeo e dall’altro un paese più piccolo che sta risolvendo i suoi problemi. Forse si poteva fare risparmiare molte cose alla gente della Grecia”. “Il caso greco - ricorda Tria - ha creato grossi problemi all’Europa e al sistema europeo” e non sembra dunque il caso di provare a vedere che effetto farebbe applicare la stessa ricetta su scala molto più ampia. Ma in cosa è consistita esattamente la “ricetta greca” e cosa potrebbe significare nel caso italiano? 

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Gunther Oettinger

In estrema sintesi nell’erogazione, in otto anni, di circa 310 miliardi di euro (di cui ad oggi poco più di 46 miliardi sono stati rimborsati) in cambio di una successione di piani di austerità che fecero crollare il Pil da 317 miliardi nel 2008 a 194,4 miliardi dieci anni dopo, con un debito/Pil volato in parallelo dal 126,7% al 181,1% (in Italia, va ricordato, è attualmente paril al 132,2%) nonostante ripetuti avanzi primari e un deficit/pil nominale sotto il 3% (come è finora anche per l’Italia, anche se la Commissione Ue teme che la soglia possa essere superata l’anno venturo).

Tutto ebbe inizio nel 2009 quano, complice la crisi economico/finanziaria mondiale, il debito/Pil della Grecia salì sopra il 126% e il deficit/Pil andò fuori controllo: dichiarato inizialmente pari al 3,7%, si scoprì essere in realtà arrivato al 15,4%.

(Segue...)

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