“Si tratta, di fatto, di licenziamenti”, avevano tuonato i rappresentanti dei lavoratori prevedendo una rinuncia pressochè totale. Chissà se l’amministrazione straordinaria, ammesso che venga concesso, riuscirà a trovare il giusto punto di compromesso tra gli interessi dei fondi, quelli delle banche (che a fine 2017 hanno già ceduto pro-soluto 25 milioni del credito vantato nei confronti della società riscadenziando il restante debito ipotecario), alle prese con l’esigenza di pulire definitivamente i propri bilanci, e quelli dei lavoratori.
Sullo sfondo, la crisi di un’azienda che ha provato ad alzare troppo il target puntando sul lusso senza un’adeguata qualità, ma anche di un mercato che, complice le tensioni commerciali mondiali e la perdurante crisi della domanda in Italia, non sembra lasciare spazio a molte speranze di rilancio nonostante le buone indicazioni emerse proprio nel 2017, quando il bilancio si chiuse con un utile di 13,7 milioni (contro una perdita di 25,3 milioni nel 2016), si pure con un calo del 6,5% del fatturato. Così lo spettro del fallimento torna a materializzarsi.
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