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Economia
Sterlina ai minimi da 31 anni sul dollaro. E la Borsa di Londra festeggia

La sterlina sprofonda a nuovi minimi da oltre 31 anni a questa parte sul dollaro, proseguendo con flessioni che sono state reinnescate dall'annuncio, domenica scorsa dalla premier della Gran Bretagna Theresa May, di avviare entro sei mesi le trattative formali per la Brexit (il british pound è sceso fino a 1,2738 dollari, nuovo minimo dal 1985, e a 1,1405 euro, minimo dal 2013). Nel frattempo, a beneficiare della debolezza valutaria, è l'indice Ftse 100 (+1,61% nel primo pomeriggio) sui massimi da 16 mesi. Per Hard Brexit si intende un'uscita netta del Regno Unito dall'Ue, senza alcuna richiesta di trattamento di favore per il comparto finanziario.

Sembra che il tema sia diventato un nuovo focus del mercato e che "stiano crescendo le aspettative sul fatto che il dolore del recesso britannico dall'Ue sarà enorme", ha detto un'analista giapponese. Theresa May ha fissato un tempo limite entro cui iniziare le trattative (marzo 2017) e ha illustrato le priorita' in merito ai negoziati d'uscita, svelando l'intenzione di lasciare alle societa' britanniche "la massima liberta'" di operare all'interno del mercato unico europeo, a patto pero' che questo non significhi cedere per quanto riguarda il diritto del Regno Unito di gestire l'immigrazione.

Le parole di May hanno messo in luce uno dei nodi centrali su cui impatteranno le trattative Ue-Gran Bretagna. Il premier britannico vuole la piena libertà di azione per le società d'Oltremanica in Europa, ma l'accesso al mercato unico è contingente alla libertà di movimento e lavoro di tutti i cittadini europei in ognuno dei Paesi parte dell'area di libero scambio. E' qui che il discorso di May apre ai dubbi: il controllo sull'immigrazione è al centro del programma del nuovo Governo. Dopo il crollo di ieri la sterlina ha quindi approfondito oggi, arrivando sui minimi dal 1985 contro il dollaro e da tre anni contro l'euro. Il Ftse 100 ne sta beneficiando, segnando il massimo da 16 mesi a 7.073,79 punti, grazie al fatto che una fetta notevole del fatturato delle aziende inglesi è prodotto all'estero.

"Il guadagno però copre solo in parte la svalutazione della sterlina, visto che il Ftse 100 in euro da inizio anno e' ancora in calo del 5%", fanno notare gli analisti di Mps Capital Services. "Il mercato e' preoccupato della Brexit e dei danni che causera' all'Eurozona", ha affermato Edison Pun, trader valutario di Admis Hong Kong. Negli ultimi due giorni il sentiment del mercato e' stato particolarmente negativo sulla sterlina e non c'e' stata alcuna soluzione ottimale per ridurre il rischio del suo possesso in portafoglio, ha spiegato Pun. Il trader si aspetta una ripresa della valuta nel breve, con il cross gbp/usd che potrebbe consolidare a 1,2800, anche se potrebbe non esserci alcun supporto se sul mercato prevarra' il panico, ha concluso l'esperto.

Per gli analisti di Ing invece se l'ipotesi hard Brexit "dovesse diventare realta' il declino del gbp/usd potrebbe essere piu' marcato" in direzione 1,20. Per gli esperti il cambio sara' a 1,25 entro fine anno, perche' l'idea di un'uscita netta dall'Ue "sarebbe piu' di un rischio secondario" e porterebbe la sterlina in calo contro tutte le altre principali valute. Infine Ing ritiene che un taglio dei tassi a novembre da parte della Bank of England "e' molto piu' alto di quanto attualmente prevedono i mercati".

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