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Economia
Steven Mnuchin, ex di Goldman Sachs, segretario del Tesoro alla Casa Bianca

Più prende forma il team che Donald Trump intende portare alla Casa Bianca, più si accentua la dicotomia tra "the Donald" che in campagna elettorale prometteva la rinascita della classe media e la lotta a Wall Street e il presidente eletto (ma sotto richiesta di riconteggio) che strizza l'occhio a Corporate America e alle grandi banche d'affari a stelle e strisce. Nulla di nuovo, in fondo, perché i presidenti americani da sempre hanno stretti rapporti con le grandi lobbies e le regine di Wall Street sono tra quelle più potenti.

Così se l'indicazione di Steven Mnuchin quale Segretario del Tesoro ha fatto sobbalzare qualche commentatore dalla sedia, essendo Mnuchin l'ex responsabile del dipartimento tecnologico di Goldman Sachs (banca d'affari per la quale aveva già lavorato suo padre), in realtà basterebbe ripercorrere l'elenco dei precedenti responsabili del più importante dipartimento del governo americano per scoprire che la provenienza da Wall Street (e quasi sempre da Goldman Sachs) è una costante.

Proveniva da Goldman Sachs, di cui era stato Ceo, Henry Paulson, nominato da George W. Bush Segretario al Tesoro e trovatosi a gestire la crisi finanziaria mondiale scoppiata a fine 2007 per l'implodere dei mutui subprime, crisi che portò prima al collasso di Bear Sterns (rilevata poi da Jp Morgan Chase) e Lehman Brothers (fallita) e poi al salvataggio pubblico di Aig, Freddie Mac e Fannie Mae (ma anche per Merryll Lynch, poi rilevata da Bank of America, Morgan Stanley, Citigroup, State Street e Wells Fargo, che acquisì Wachovia, furono necessari aiuti pubblici). Non proveniva da Goldman Sachs ma dalla Fed di New York, di cui era presidente, Timothy Geithner, successore di Paulson ed impegnato a sua volta a gestire l'eredità della crisi finanziaria.

In compenso Geithner mise a capo del suo staff al Tesoro Mark Patterson, registrato come lobbista per Goldman Sachs dal 2005 fino all'aprile del 2008, dopo aver diretto la segreteria politica del leader dei deputati democratici Tom Daschle (a sua volta divenuto lobbista prima di essere nominato da Barack Obama Segretario della Salute e dei servizi umani, solo per rinunciare alla carica dopo l'emersione di alcune controversie fiscali che lo riguardavano direttamente).

Prima di Paulson a guidare il Tesoro americano era John Snow: lui, già nel team di advisor della campagna elettorale di Ronald Reagan nel 1980, effettivamente non aveva legami con Goldman Sachs. In compenso Snow dopo essersi dimessosi per una controversia fiscale nel maggio 2006, nell'ottobre dello stesso anno venne nominato presidente di Cerberus Capital Management, che poco prima dell'esplodere della crisi dei mutui subprime, nel 2006, aveva rilevato Gmac (il ramo finanziario di General Motors) solo per dover ricorrere due anni dopo ad aiuti di stato per 5 miliardi di dollari. Il predecessore di Snow, Paul O' Neil, proveniva dalle fila della grande industria americana (essendo stato a capo di Alcoa e di Rand Corporation), ma in realtà la sua nomina al Tesoro fu una sorta di ripiego da parte di George W. Bush, che l'avrebbe voluto Segretario alla Difesa (ruolo per cui O'Neil raccomandò Dick Cheney, che poi ottenne il posto).

Sotto Bill Clinton, Robert Rubin fu Segretario al Tesoro dal 1995 al 1999, dopo 26 anni trascorsi ai vertici di Goldman Sachs come co-presidente (dal 1990 al 1992) e consigliere d'amministrazione. Terminata la sua esperienza al Tesoro, Rubin fu nominato dirigente di Citigroup e nella crisi del 2007 ricoprì per due mesi (tra novembre e dicembre) il ruolo di presidente, prima di essere esonerato dalla banca nel 2009 ufficialmente per le deludenti performance ottenute dalla sua direzione. Segretario al Tesoro sotto Reagan e George Bush (senior) fu Nicholas Brady, famoso per i "Brady bond" creati nel 1989 per convertire debiti bancari dell'America Latina in nuovi bond che consentissero una diminuzione della concentrazione di rischio dopo che molti degli stati emittenti erano finiti in default nel corso degli anni Ottanta, in un'epoca in cui il mercato dei bond emergenti era di dimensioni limitate e poco liquido.

Brady, manco a dirlo, aveva stretti legami con Wall Street avendo una carriera di 34 anni nel settore bancario alle spalle, essendo stato tra l'altro presidente di Dillon, Read & Co., Darby Overseas Investments e Darby Technology Ventures Group e soprattutto di Franklin Templeton Investment Funds. Ma forse il Segretario di Stato più legato a Wall Street e che più ha influenzato l'economia americana degli ultimi 40 anni è stato Donald Regan, che sotto il quasi omonimo presidente Ronald Reagan fu prima responsabile del Tesoro (dal 1981 al 1985) e poi capo dello staff della Casa Bianca (dal 1985 al 1987), contribuendo a plasmare quella che fu poi nota come "reaganomics", alla quale lo stesso Trump è sembrato ispirarsi, almeno in campagna elettorale.

Regan era stato in precedenza tra i "controllori" di Wall Street, essendo stato uno dei direttori originali della Securities investor protection corporation (Sipc), il cui operato fa capo ed è supervisionato dalla Securities Exchange Commission (Sec). Regan fu anche, dal 1973 al 1975, presidente della borsa di New York (New York Stock Exchange, o Nyse), ma nel frattempo continuava a lavorare per Merryll Lynch, banca d'affari in cui entrò nel 1946 per uscirne solo nel 1980 dopo esserne diventato, nel 1971, presidente e amministratore delegato. Luca Spoldi

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