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Economia
Stm, tregua con Parigi: Grandi con Chery. Sfida tra Cirio e Zaia per i chip

Chip, accordo su STM: un italiano al comando con Chery

Alla fine sui chip di STMicroelectronics scoppia la tregua tra Italia e Francia. Dopo i dissidi tra Palazzo Chigi e Parigi per quello che a Roma ritenevano uno sbilanciamento a favore dei francesi in cima all'importante e strategica azienda di semiconduttori, si trova un accordo. Che significa un altro mandato alla guida di STM, fino al 2027, per l'attuale presidente e ceo Jean-Marc Chery, con il Cfo Lorenzo Grandi membro del managing board per un triennio.

"Non ci sarà più un solo uomo al comando in STMicroelectronics. Roma e Parigi, dopo le polemiche degli ultimi mesi sul ridimensionamento del ruolo dei manager italiani all’interno della società, hanno trovato un’intesa per una gestione condivisa del campione europeo dei semiconduttori", elabora Repubblica.

L'anuncio dopo giorni di speculazioni sulla stampa circa un possibile cambio alla guida della società dei semiconduttori che, attraverso la controllante Stm Holding, vede tra gli azionisti i governi di Italia e Francia. "La riconferma di Jean-Marc Chery come membro e presidente del board è stata proposta sulla base delle sue competenze specifiche" che il top manager del gruppo ha mostrato "sin dalla sua prima nomina nel 2018", si legge nei documenti pubblicati in vista dell'assemblea dal consiglio di sorveglianza.

Per Equita, "visto il lavoro svolto negli ultimi anni riteniamo che la riconferma di Chery come ceo sia positiva per l'azienda". Per gli analisti le decisioni sulla localizzazione degli investimenti, che sarebbero l'elemento che ha scontentato i soci italiani, sono "legate principalmente al livello dei sussidi pubblici che i paesi forniscono sui specifici progetti ed al mantenimento di una adeguata supply chain e non da altri motivi".

Nuova fabbrica di chip da Singapore: sfida tra Veneto e Piemonte

A proposito di chip, su La Stampa si parla invece della collocazione della nuova fabbrica di chip di Silicon Box, azienda di Singapore. Alberto Cirio e Luca Zaia "sono impegnati in un testa a testa per la maxi-fabbrica di chip di Silicon Box, il gruppo di Singapore che ha stretto un patto con il ministro Adolfo Urso per investire 3,2 miliardi di euro nel Nord Italia", scrive il quotidiano. "Sul tavolo ci sono milleseicento posti di lavoro qualificato in un settore strategico".

Secondo la Stampa, "il dossier è alla stretta finale e in pista ci sono Novara, Vigasio in provincia di Verona e la Lombardia, nel triangolo tra le province di Milano, Lodi e Pavia. Le notizie che rimbalzano a margine delle call quotidiane tra azienda e Regioni, con il ministero delle Imprese in posizione di facilitatore neutrale, sono due: la partita vera è ristretta a Piemonte e Veneto e il grande favorito è il Novarese".






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