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Economia
Stop al pignoramento sui conti e crescita nulla, la Manovra è già un flop
Giancarlo Giorgetti

In una legge di bilancio senza slanci, il pignoramento veloce sui conti degli italiani (che non pagano le tasse) non era una brutta idea…

Nel tam tam di bozze e indiscrezioni che ogni anno sfiniscono il rito della legge di bilancio (sempre più una legge omnia e sempre meno un piano serio per il Paese), si era scatenato un pandemonio di dichiarazioni a fronte delle indiscrezioni su possibili prelievi forzosi nei conti correnti di chi non paga le tasse. “Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani” è stato poi il refrain della maggioranza e della social influencer Meloni per smorzare le polemiche. Praticamente tutti si sono accodati al grido di “i conti non si toccano”. Delle due l’una: o in Italia non c’è una vergognosa evasione  fiscale oppure questa evasione c’è eccome e siamo un popolo di beoti che accetta che i furbetti dell'evasione abbiano sempre il conto (di servizi, prestazioni, ecc.) pagato da altri (chi paga le tasse).

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Se invece c’è la consapevolezza che la tasse siano troppo alte e l’evasione sia in parte tollerata, allora si abbia il coraggio di dirlo chiaramente procedendo a una complessiva revisione al ribasso della tassazione (e non solo, come ha fatto il governo, con gli incrementi dannosi di flat tax per gli autonomi) con sanzioni immediate e prelievi forzosi (in altri paesi si va in galera per questo). Scandalizzarsi a priori però, per un sano principio di giustizia, mi sembra ipocrita, ma ancora una volta il populismo suona la carica e prevale la strizzata d’occhio a un bacino elettorale che vede (ma spesso non vede…) le tasse come fumo negli occhi.

Poi, come al solito, la colpa di questo possibile provvedimento era stato attribuito alla solita manina fuori controllo e non resta che una legge di bilancio per nulla lungimirante, solo un’accozzaglia di toppe e azioni di piccolo cabotaggio. Sulla crescita nulla, sulle imprese nulla, solo contentini a qualcuno a sfavore di altri e, per distrarre un po’ l’opinione pubblica, una contestuale ipotesi di riforma istituzionale (un mix fra premierato e parlamentarismo) che non avrebbe uguali al mondo (a parte una poco felice sperimentazione in Israele). 

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